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Stefano Musolino, la toga anti-Meloni finisce a processo (anche grazie a Libero)

Tommaso Montesano
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«L’arroganza del potere non ha l’ultima parola finché ci saranno donne e uomini pronti a resistere». In un videomessaggio postato sul sito, e i profili social, di Magistratura democratica, la corrente progressista delle toghe di cui è segretario generale, Stefano Musolino celebrava così - era il 25 aprile 2023- l’anniversario della festa della Liberazione. Un anno e mezzo dopo, proprio un atto di “resistenza”, ovvero la partecipazione alla manifestazione organizzata dal movimento “No Ponte” a Villa San Giovanni per protestare contro l’approvazione del “ddl sicurezza”, costa a Musolino l’apertura di una pratica presso la Prima commissione del Csm per una presunta «violazione dei principi costituzionali di imparzialità e indipendenza che, secondo la Costituzione, tutti i magistrati debbono osservare».

LE CONTESTAZIONI
Ad avanzare la richiesta al Consiglio superiore della magistratura - all’ufficio competente sui trasferimenti delle toghe per incompatibilità ambientale, visto che Musolino è procuratore aggiunto a Reggio Calabria - sono le due componenti “laiche” di Palazzo dei Marescialli Isabella Bertolini e Claudia Eccher, elette in quota maggioranza (la prima per Forza Italia, la seconda per la Lega). I due consiglieri per motivare la loro richiesta - «anche ai fini di eventuali profili disciplinari» ricordano quanto riportato da Libero sull’iniziativa del 19 ottobre scorso, una manifestazione «avente una spiccata connotazione anti-governativa» nel corso della quale Musolino si era espresso con durezza sul “ddl sicurezza”. Usando il plurale, quindi probabilmente riferendosi alla magistratura nel suo complesso, il segretario generale di Md aveva detto: «Siamo molto preoccupati (...). Esiste un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali». E ancora: «Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e addirittura criminalizzarlo». Non solo: Bertolini ed Eccher a carico di Musolino inseriscono anche quanto affermato nella trasmissione Piazzapulita del successivo 24 ottobre.

In quell’occasione, il segretario generale di Md- corrente di cui è presidente Silvia Albano, la giudice che ha firmato la contestata sentenza sul mancato trattenimento dei migranti in Albania - disse che «non esiste un’imparzialità come condizione pre-data, come stato del magistrato; l’imparzialità è qualcosa verso cui si tende». Altra frase incriminata è questa: «Perché invece quelli (i magistrati, ndr) che sono un po’ più dissenzienti verso le politiche del governo, rischiano di non esserlo più (imparziali, ndr)».

Immediata la levata di scudi dell’Associazione nazionale magistrati. «Questa non è più pretesa di imparzialità, ma richiesta di silenzio e non è accettabile. Il magistrato può, sui temi di giustizia, intervenire e argomentare. Non si può chiedere il silenzio in nome dell’imparzialità», attacca Giuseppe Santalucia, presidente del “sindacato” delle toghe. «Si sta oltrepassando il confine del possibile; una cosa è l’imparzialità, un’altra la soggezione silenziosa al governo», aggiunge.

 

LA REAZIONE
A questo proposito, nella sua relazione al comitato direttivo centrale dell’Anm, Santalucia critica ancora la proposta del centrodestra di togliere alla sezione immigrazione del tribunale il giudizio sulla convalida dei trattenimenti dei migranti per trasferirlo alla corte di appello. Si percepisce, denuncia, «l’aria pesante» che si respira «intorno alla giurisdizione, movendo dalla fantasiosa convinzione che i magistrati comunisti si siano collocati proditoriamente nelle sezioni specializzate “immigrazione” dei tribunali per attuare il sabotaggio delle politiche governative».

Bertolini ed Eccher rispediscono al mittente i rilievi delle toghe: «Non c’è alcuna voglia di “bavaglio” odi ridurre al “silenzio” i magistrati». Semplicemente, ricordano, «la disciplina dell’ordinamento giudiziario impone al magistrato il prerequisito dell’indipendenza e dell’imparzialità. Prerequisito che inevitabilmente si “annacqua” nel momento in cui egli decide di prendere posizione su temi che spettano solo e soltanto alla politica».

 

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