Open Arms, Bongiorno stana la Ong: "Sapevano in anticipo la rotta del barcone"
Il processo Open Arms è nella fase decisiva. Dopo la richiesta da parte dei pm di 6 anni per Matteo Salvini, ecco che arriva l'arringa dell'avvocato Giulia Bongiorno. Il legale che difende il vicepremier (l'allora ministro degli Interni all'epoca dei fatti) spiega per filo e per segno come sono andate davvero le cose in quei giorni del 2019 quando la Open Arms puntava sui porti italiani. La nave, come spiega il legale, ha effettuato il primo intervento con un barcone di immigrati comportandosi come se avesse “un impegno urgentissimo”, riuscendo misteriosamente a trovare la barca ore prima delle segnalazioni ufficiali tanto da rifiutare, nel frattempo, di aiutare un’altra ong come Alan Kurdi. Open Arms aveva fretta.
Era il primo agosto, ricostruisce Bongiorno. “Open Arms rifiutò di aiutare Alan Kurdi” al mattino. “Perché non fu aiutata, se Open Arms non aveva immigrati a bordo alle 9,34 e la segnalazione del barcone arriverà soltanto alle 15,30?” si chiede Bongiorno. “L’ho chiesto a Oscar Camps. Risposta: “Ho capito che la richiesta era di pannolini e cibo”. Gli ho fatto presente che la richiesta era di aiuto, solo in un secondo tempo domandarono pannolini e cibo. Allora Camps ha cambiato versione: “nessun trasferimento è possibile senza aiuto della guardia costiera”.”. Bongiorno ricorda di aver obiettato: “Ma se il salvataggio” di un barcone, invece, “si poteva fare, perché non sono state salvate le persone a bordo di Alan Kurdi?”.” Per la Bongiorno ci sono due opzioni. “O Oscar Camps è inesperto e ha scambiato la richiesta di soccorso con una richiesta di pannolini, o in quel momento avevano già un impegno!”. In alto mare. Con un barcone. Non a caso, continua l’avvocato di Salvini, alle 12 Open Arms non poteva aver avvistato il barcone che era a 26 miglia di distanza. Eppure era determinata a raggiungere un punto preciso in mezzo al mare. Che cosa ispira la rotta della ong spagnola? Bongiorno ricorda che in aula la risposta è arrivata grazie alla notizia della presenza del sommergibile Venuti della Marina, impegnato nell’operazione Mare Sicuro e che aveva iniziato a registrare i movimenti sospetti di Open Arms. Il sommergibile “registrò una conversazione in lingua spagnola” ricorda Bongiorno, e si parlava di un barcone con le stesse caratteristiche di quello che sarà intercettato soltanto ore dopo.
“Erano le ore 12. Il barcone sarà avvisato alle 15,30” ricorda Bongiorno. “In quella conversazione misteriosa “già si parla di un peschereccio, con le caratteristiche del barcone avvistato successivamente. Ma alle 12 non si potevano avere queste informazioni perché non si sapeva nulla! Perché alle 12 Open Arms aveva queste informazioni?”. Non è irrilevante, dice Bongiorno, ma di grande “gravità”. “Si sta parlando di un orario dove nessuno poteva sapere del barcone che a quell’ora era lontanissimo! A mezzogiorno Open Arms cambia direzione”, puntando con sicurezza una zona precisa. Solo “alle 15,10 viene avvistata” la barca con migranti. Disponeva, Open Arms, di una posizione precisa. “Il bersaglio è stato raggiunto con informazioni precise mentre in aula ci è stato detto che sono arrivate grazie ad Alarm Phone. Ma la mail di Alarm Phone arriverà solo alle 15,30. Venti minuti dopo. E molte ore dopo la conversazione che fa cambiare rotta!”. Vi è di più, segnala Bongiorno. “Quando Alarm Phone invia la mail, sbaglia. Indica una posizione vecchia, di due ore prima. Open Arms ignora totalmente le indicazioni di Alarm Phone e non fa nessun cambio di rotta”. Sapeva esattamente dove dirigersi. “Signor presidente, gli orari in questo processo hanno un ruolo. Un conto è soccorrere, un altro avere un appuntamento per concordare una consegna. Chi ha dato informazioni a Open Arms prima di Alarm Phone?” si chiede Bongiorno.