Matteo Messina Denaro, undici fedelissimi fuori per decorrenza dei termini
Scadono i termini di custodia cautelare e alcuni dei fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro sono tornati in libertà. Oggi la Corte d’appello di Palermo ha ridotto le pene agli imputati del processo "Anno zero", celebrato con il rito abbreviato contro la mafia del Trapanese e i presunti fiancheggiatori del capomafia morto l’anno scorso per un tumore. I giudici hanno ordinato la scarcerazione di dieci imputati, dopo avere preso atto del decorso dei termini massimi di custodia cautelare, perché detenuto dal 2018.
La Corte di Cassazione aveva chiesto la rivalutazione di un’aggravante, quella del reimpiego dei profitti dell’attività criminosa in forme di investimenti leciti. Adesso è possibile un ulteriore ricorso alla Cassazione. Ma nel frattempo gli imputati che non hanno altre condanne possono restare a piede libero.
E ovviamente la sinistra invece che prendersela con la lentezza delal giustizia, punta il dito, contro il governo, come fa Angelo Bonelli di Avs: "La scarcerazione di dieci presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, imputati nel processo "Anno zero", è un fatto inaccettabile. Mentre il governo di destra si riempie la bocca di slogan sulla sicurezza, i loro decreti sulla giustizia si sono occupati di tutto, tranne che di fermare i veri criminali. Oggi assistiamo al risultato: mafiosi e loro complici vengono liberati a causa della decorrenza dei termini di custodia cautelare. Questo stesso governo ha anche ridotto a soli 45 giorni il limite per le intercettazioni, uno strumento cruciale nella lotta alla mafia. Se questa norma fosse stata in vigore prima, Matteo Messina Denaro, uno dei boss più pericolosi, non sarebbe mai stato arrestato. È il paradosso di questo Paese, la destra che si dichiara paladina della legalità, in realtà indebolisce gli strumenti che permettono di combattere la criminalità organizzata".