Open Arms, altra udienza. Simonetta Matone: "Delirio di onnipotenza delle toghe di sinistra"
Il processo Open Arms è alla stretta finale e dopo la requisitoria dell'accusa di sabato scorso, con la richiesta di 6 anni di carcere per Matteo Salvini, oggi si torna nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per una nuova udienza.
Questa mattina toccherà alle parti civili e l'imputato Salvini, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, non sarà presente perché impegnato a Budapest per il consiglio informale dei ministri dei Trasporti Ue. Il leader della Lega è imputato in qualità di ministro degli Interni all'epoca dei fatti, quando nell'agosto del 2019 impedì lo sbarco di 147 migranti sulle coste siciliane dopo il soccorso in 3 operazioni distinte da parte della imbarcazione della Ong spagnola. L'accusa è di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio.
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Il momento decisivo forse arriverà il 18 ottobre, quando l'avvocato difensore di Salvini Giulia Bongiorno terrà la sua arringa in aula. Quel giorno potrebbe andare in scena anche la clamorosa protesta dei parlamentari leghisti, che potrebbero arrivare a Palermo per un sit-in davanti al tribunale.
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Intervistato da Libero, il vicepremier era stato chiaro sulla natura dell'inchiesta e delle accuse: "C’è una responsabilità politica della sinistra, che ha deciso di vendicarsi del sottoscritto mandandomi a processo. Un film già visto con Silvio Berlusconi e che stiamo vedendo — per certi aspetti — perfino con Donald Trump".
Sul caso è intervenuta in queste ore anche Simonetta Matone, ex magistrato e oggi deputata della Lega: “Pur rispettando pienamente il principio della separazione dei poteri, a differenza di altri, non posso che rilevare le dure posizioni che le toghe di sinistra stanno assumendo nei confronti di un decreto Sicurezza che la Lega e il centrodestra hanno voluto fortemente, passando dalle parole ai fatti quando c’è da garantire ordine e rispetto della legalità sul territorio. Un pericoloso delirio di onnipotenza con cui si contesta un provvedimento, mettendo poi sotto accusa chi lo ha fatto e voluto".