Toti, il patteggiamento non è una ammissione di colpa
«Sono passato da essere dipinto come Al Capone a uno che ha parcheggiato in divieto di sosta». Questa la sintesi giornalistica regalata da Giovanni Toti ai fedelissimi, convocati nello studio dell’avvocato Stefano Savi. A loro, ieri mattina, prima di decidere di rendere pubblica la notizia, ha comunicato di avere raggiunto un accordo con la Procura che lo ha spiato per quattro anni.
«Amarezza per non poter perseguire fino in fondo le ragioni della mia innocenza e sollievo per vederne riconoscere comunque una buona parte»: questa invece la dichiarazione che l’ex governatore della Liguria ha rilasciato alla stampa.
Toti chiude la sua vicenda giudiziaria con una vittoria ai punti. «I pm ci hanno fatto un’offerta quasi irrinunciabile» dichiara. Rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito, patteggia una condanna a 1.500 ore di lavori di pubblica utilità per corruzione impropria e la restituzione da parte del comitato elettorale dei soldi ricevuti da Aldo Spinelli ed Esselunga per sostenere la campagna, un totale di 81.500 euro. Considerati i tre mesi di arresti domiciliari e il benevolo conteggio del tempo ai servizi sociali, per cui bastano due ore per calcolare un giorno, tra due anni, quando con la pena finirà l’interdizione dai pubblici uffici e il reato sarà estinto, l’ex governatore recupererà piena agibilità politica. «Ho già dato, ma mai dire mai» commenta in merito a una sua ridiscesa in campo (...)
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