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Dossieraggio, Striano spiegava alla moglie perché il cronista del Domani non era al loro matrimonio

Giovanni M. Jacobazzi
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Che triste non avere i propri amici al matrimonio. Quelli coni quali parli praticamente ogni giorno al telefono e con cui vorresti passare un giorno indimenticabile. Eppure c’è anche questo particolare nelle carte dell’inchiesta di Perugia relativa al presunto dossieraggio messo in piedi dal finanziere Pasquale Striano in concorso con il sostituto procuratore Antonio Laudati, indagati con alcuni giornalisti del quotidiano Il Domani ai quali passavano informazioni sensibili.

Uno di questi è Giovanni Tizian, con cui Striano ha un rapporto «strettissimo», eppure in una chat, agli atti dell’inchiesta, intercorsa con l’allora compagna Francesca Rotta, Striano parlando dell’organizzazione del matrimonio spiega che con Giovanni il giornalista (Tizian) ha concordato che «è meglio se non partecipa». E alla richiesta di spiegazioni di lei, Pasquale le dice che il suo nome è associato a tanti articoli che sono stati monitorati proprio da loro e che per lui è meglio così. Però, niente problema: al rientro il giornalista (Tizian) li vuole invitare a cena e che ci sarebbe «il regalo». Non solo ufficiale della Guardia di finanza ma anche “praticante” giornalista, Striano, fino all’anno scorso presso la Direzione nazionale antimafia quale responsabile del Servizio segnalazione operazioni finanziarie sospette (Sos).

 

 

 

Non potendo, per ovvi motivi, firmare i pezzi in prima persona, mandava avanti il giornalista investigativo del Domani Giovanni Tizian. La singolare circostanza è emersa dalla lettura della richiesta di custodia cautelare nei confronti di Striano firmata dal procuratore di Perugia Raffale Cantone. Il finanziere, in forza presso la scuola sottufficiali della Gdf a L’Aquila e mai sospeso dal servizio, nel 2021 era in contatto con due siciliani, Giuseppe Puzzo e Orazio La Delfa, quest’ultimo collaboratore delle Soprintendenze di Catania e di Enna nello studio e nella schedatura di monete greche e romane. I due volevano che uscisse un articolo per raccontare cosa stava accadendo ad Agira, un paese in provincia di Enna, dove la Fassa Bartolo, azienda di Treviso leader nella produzione di materiali per l’edilizia, aveva ottenuto, a loro avviso in maniera non corretta, di poter estrarre il calcare all’interno di una area archeologica. Puzzo e La Delfa sapevano del rapporto che Striano aveva con Tizian.

«Fa solo lo squalo», non prendendosi la briga di approfondire e «dovrebbe stare a secco fino a quando non capisce che scrivere di mafia non significa copiare», gli scriveva in un messaggio Puzzo, ricordandogli di non farsi usare in quanto «non si è preso la briga di accertare» perché la Procura dopo anni era rimasta inerte. Accuse a cui Striano replicava affermando di non essere stato usato ma che «intanto un po’ di casino va bene». L’inerzia investigativa sarebbe stata causata, per Striano, da una «guerra fra magistrati». «Facciamo bene se mandiamo tutto ai giornalisti», aggiungeva quindi il finanziere. Striano, forte dei suoi rapporti con i giornalisti del Domani, scriveva allora a La Delfa di preparare una cronistoria in modo che poi l’avrebbero messa «in prima pagina». La Delfa eseguiva e preparava una nota di tre pagine in word. Seguiva uno scambio di messaggi in cui Striano rassicurava La Delfa che l’amico stava lavorando «per un articolo bomba».

 

 

 

Ricevuto da Tizian la bozza dell’articolo, Striano lo inviava allora a La Delfa affinché evidenziasse in rosso ciò che desiderava valorizzare, pregandolo di aggiungere «qualcosa di politico». La Delfa provvedeva subito e rinviava il testo riveduto e corretto a Striano il quale gli preannunciava che l’articolo «lo leggerà tutta Italia». «Garantiamo diffusione capillare», gli faceva sapere lo storico siciliano, assicurandone la condivisione anche su Live Sicilia, testata online vicina al Fatto Quotidiano. «L’articolo è andato in stampa puoi pubblicizzarlo. Io spero e credo che per loro sarà devastante», il messaggio inviato da Striano la sera prima a La Delfa. L’articolo “La Mafia, l’industriale, la regione, tutti d’accordo sulla cava di Agira”, usciva così il 28 aprile del 2021. Tizian raccontava della Fassa Bartolo che aveva ottenuto di poter estrarre in terreni che sarebbero stati acquistati da un capo mafia nel silenzio delle istituzioni.

Il filone siculo doveva essere piaciuto a Tizian ed infatti Striano informava La Delfa dopo poco che il giornalista era già al lavoro per una seconda puntata. Striano non rimase mai con le mani in mano, iniziando a compulsare le banche dati della Dna per fornire a Tizian le informazioni sulle posizioni fiscali e tributarie di alcuni soggetti coinvolti nell’operazione. L’articolo aveva dato «notevoli frutti», scriveva dopo un po’ La Delfa a Striano. A quel punto, il tenente “giornalista”, galvanizzato per il risultato ottenuto, si lasciava andare ad una confidenza, raccontando di «aver collaborato con Giovanni (verosimilmente Tizian)» con il quale si sentiva «tutti i giorni».

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