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Giovanni Toti, il giudice del processo è il fratello di un ex M5S

Giovanni Toti

Pietro Senaldi
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Siamo in clima olimpico e possiamo assegnare al processo contro l’ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, la medaglia d’oro, d’argento e di bronzo in ambiguità. Ieri, dopo quattro anni d’inchiesta, tre anni e mezzo dei quali svolta a insaputa dell’indagato, nel frattempo intercettato in tutte le sue conversazioni, sua maestà il giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni, ha disposto il giudizio immediato, accogliendo la richiesta della Procura. Il 5 novembre il fu presidente, con l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex capo dell’Autorità Portuale di Genova, Paolo Emilio Signorini, manager di nomina, rinomina e ricollocamento a ruoli meglio rinumerati targato Pd, andrà alla sbarra per corruzione. Perché tutta questa fretta, dopo un’indagine che si è trascinata fino ai limiti del giustificabile?

Le cattive lingue sostengono che sia un modo per far iniziare il processo a ridosso del voto anticipato per eleggere il sostituto di Toti (oggi e domani l’ex governatore ne parlerà a Roma con Salvini e Donzelli) e provare a condizionarne ancora un po’ l’andamento. La data della consultazione è fissata per il 26 e 27 ottobre, ma potrebbe slittare al 16-17 novembre, in concomitanza con i voti di Emilia-Romagna e Umbria; in ogni caso, la data del 5 casca mediaticamente propizia. La notizia però non è tanto il giudizio immediato, quanto il collegio giudicante. Tre toghe al di sopra di ogni sospetto e professionalmente solide, mettiamo subito le mani avanti.

 

 

Casualità vuole però che uno di loro di nome faccia Crucioli, Riccardo, fratello di Mattia, avvocato ma soprattutto ex senatore genovese di Cinque Stelle. Parliamo di un duro e puro, capace nel 2018 di vincere il collegio uninominale Liguria 2 e mandare a casa l’ex ministra del Pd Roberta Pinotti e battere l’ex presidente forzista della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza. A causa della stretta parentela con questo satanasso pentastellato, il giudice Riccardo ha già dovuto rinunciare al processo sul Ponte Morandi, in quanto il fratello si era fatto promotore di una class action contro Autostrade.

Stavolta però il magistrato non sarebbe propenso al passo indietro, perché giustamente ognuno ha diritto alla propria carriera. A chi gli muove obiezioni diopportunità e forma, vostro onore Crucioli R. risponde che di acqua ne è passata sotto il ponte e ormai è in rapporti non più così fraterni con l’onorevole Crucioli M., al punto che si parlerebbero poco, tanto sono divenute distanti le rispettive visioni del mondo.

Nessuno può dubitare di questo. Anche perché nel frattempo il fu onorevole ha lasciato M5S, ritenendola una formazione troppo moderata e centrista, per fondare, dopo qualche avventura da maoista anni ’70 e una fallimentare candidatura a sindaco di Genova, il nuovo partito di sinistra NOI, Nuovo Ordine Internazionalista. Certo, per concedere la revoca degli arresti domiciliari a Toti e Spinelli, i magistrati genovesi avevano preteso ben di più dagli indagati di semplici dichiarazioni di intenti o prese di distanza da relazioni ormai imbarazzanti.

Il politico ha dovuto rinunciare a poltrona, stipendio e incarico elettivo. L’imprenditore 84enne, liberato solo ieri, ha prima dovuto nominare presidente della sua azienda, da 40 milioni di fatturato annuo e cento di valore, un ex parlamentare del Pd, già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e riconoscergli un lauto stipendio per il disturbo, quindi, non bastando questo alle toghe, ha dovuto addirittura uscire dalla società che ha creato dal nulla, cedendo le quote al figlio Roberto.

Ma sono dettagli di cronaca, la giustizia ha percorsi e regole non sempre facilmente afferrabili dalle menti semplici. Al di là delle chiacchiere, e delle prese di distanza del consanguineo in toga da quello in Senato, resta il fatto. Il fratello di Mattia, dev’essere come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto, oppure no? È una domanda alla quale non può rispondere l’algoritmo, alias il sistema informatico che assegna automaticamente i processi ai singoli giudici. Quel che è certo è che la notizia in tribunale ha fatto scalpore e che non è escluso che, alla fine il dottor Crucioli lasci perdere, per non alimentare il fuoco delle polemiche ma anche per scansare una richiesta di ricusazione che la difesa di Toti, benché adesso non si ponga affatto il problema, potrebbe pur sempre fare.

In effetti, ha mosso più accuse contro l’ex presidente della Liguria l’avvocato Crucioli perfino rispetto alla Procura; e soprattutto con toni battaglieri. Toti è stato definito dal fratello del giudice «un guerrafondaio che vorrebbe andare in Ucraina a sparare», dopo aver applaudito la decisione del governo di inviare munizioni a Kiev. Sempre il senatore grillino, il 25 aprile 2022 ha organizzato la contestazione al presidente in piazza per impedirgli di parlare, sostenendo che «tradisce i valori della resistenza» e ha poi, essendo di vaghe simpatie no vax, chiesto una commissione d’inchiesta contro l’ex governatore, ritenuto da lui troppo solerte nella lotta al Covid. Forse sì allora, toga e senatore ormai hanno poco sa spartire. Però mettiamoci nei panni di Toti.

Si è visto firmare gli arresti e respingerne la domanda di revoca da un magistrato figlio di un ex consigliere comunale di Margherita e Pd, tuttora militane. E ora deve affrontare la giustizia con davanti il fratello di uno che, dipendesse da lui, lo metterebbe in cella e butterebbe la chiave senza fargli neppure un processo. Dalla padella nella brace... Vai poi a chiederti perché l’ex presidente ostenti ripetutamente perplessità sulla giustizia italica...

 

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