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Caso Toti: caro Giovanni, la tua vicenda dimostra che la giustizia va riformata. Resisti, se puoi

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Esattamente come gli indagati – pallidi e pronti al patibolo – mormorano la frase insensata “abbiamo fiducia nella giustizia”, pure noi qui – a scanso di querele – precisiamo che va doverosamente fatta salva la buona fede dei magistrati, e che non intendiamo insinuare una loro volontà malevola. Ma oggettivamente (usiamo un avverbio storicamente caro ai comunisti) è dal 1992, dagli eccessi di Tangentopoli, che assistiamo al sistematico uso delle misure cautelari come strumento per ottenere confessioni e dimissioni. Trentadue anni dopo, in questo 2024, siamo ancora lì. Comunque si giri e si rigiri l’inchiesta genovese su Giovanni Toti, essa pare basata su palafitte più che su fondamenta di cemento armato. Anni e anni di intercettazioni, metodi solitamente usati contro la criminalità organizzata, vite passate al microscopio, cos’hanno prodotto finora? Un puro teorema volto a collegare contributi privati regolarmente registrati a un presunto e opaco do ut des tra imprese e politica. Ma ancora non si è visto uno straccio di prova.

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