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Bari, ecco perché le ispezioni e le audizioni sono legittime

Bruno Ferrara
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Nel giro di pochi giorni l’ipotesi di uno scioglimento del Consiglio Comunale di Bari per infiltrazioni mafiose si è tramutata in qualcosa di reale a seguito della pesante indagine della magistratura barese per le accuse di voto di scambio a carico di esponenti del Partito Democratico in occasione delle ultime elezioni amministrative.

Comunque, se in occasione delle gravi e sconcertanti dichiarazioni del presidente regionale Michele Emiliano circa la “protezione” cercata a suo tempo per il sindaco Decaro, contattando la sorella di un boss della mala pugliese, non si erano registrate reazioni di rilievo nel fronte del centro sinistra Pd-Cinque Stelle, viceversa l’ultima pesante accusa per voto di scambio ha indotto i Cinque Stelle a sfilarsi dal cosiddetto campo largo non solo a Bari ma anche a Torino. Non è di questo e su questo che intendo soffermarmi, in una rubrica che prescinde da opzioni di natura politica, bensì sugli aspetti giuridici della vicenda e sugli sviluppi che essa ha avuto, almeno fino al momento del presente scritto. Mi sembra chiara, al riguardo, l’esattezza della prima iniziativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di inviare sul posto una Commissione per raccogliere tutti i possibili elementi necessari per valutare la necessità o meno di un futuro scioglimento del Consiglio comunale.

Si trattava infatti di una Commissione ispettiva comparabile con l’invio degli ispettori in molteplici occasioni negli uffici giudiziari da parte del ministro della Giustizia: indagini ispettive nel primo e nel secondo caso al fine di prendere decisioni più ponderate basate su elementi o indizi probatori e non su mere supposizioni. Parimenti giustificata, sempre sul piano giuridico costituzionale, l’iniziativa della Commissione parlamentare antimafia di avviare una serie di audizioni. Era sufficiente in proposito la dichiarazione dell’ex presidente dell’azienda municipalizzata del gas che su un quotidiano locale ha parlato di concorsi truccati, denunzie ed omertà nel capoluogo pugliese. A tali fatti, di per sé sufficienti, si sono aggiunte poi le pesanti e massicce implicazioni concernenti l’ampiezza e la sistematicità della campagna di procacciamento dei voti con offerte di somme di denaro. È evidente che una tale condotta è incompatibile con gli stessi principi della democrazia.

Chiudo con una doverosa annotazione. In vicende come quella di Bari e il processo in corso in Ungheria a carico di Ilaria Salis, sarebbe il caso di evitare discorsi politici o politicizzati, lasciando la materia alla riflessione di giuristi o giuscostituzionalisti. Ma tant’è, ogni occasione è buona per una strumentalizzazione a sfondo politico! *Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione

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