Dossieraggio, Meloni: "Gravissimo, la libertà di stampa non c'entra"
Il presunto dossieraggio? "Gravissimo, la libertà di stampa non c'entra". La premier Giorgia Meloni commenta per la prima volta quanto sta emergendo dall'inchiesta di Perugia e le sue parole sono di grande inquietudine.
"Vedremo cosa ne verrà fuori, domani sentiremo anche le audizioni dei procuratori che hanno chiesto di essere auditi dalla commissione Antimafia - spiega Meloni a margine dell'incontro alla Camera di Commercio del Gran Sasso d'Italia a Teramo -. Io penso che sia francamente gravissimo che in Italia ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo delle verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, e particolarmente ad alcuni esponenti della stampa. Utilizzare così le banche dati pubbliche non c'entra niente con la libertà di stampa".
"Noi consideriamo la Procura Antimafia parte lesa in questa vicenda, per i comportamenti che due persone hanno tenuto e per i quali la procura di Perugia ha aperto un'indagine. Noi ci chiediamo che scopo ci sia dietro", sono invece le parole del senatore Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Antimafia, intervenendo in aula. "Qual è - prosegue il parlamentare dem - la storia del magistrato in questione? A preoccuparci è che con questa polemica organismi decisivi per la lotta alla mafia possano essere delegittimati. Nel chiedere ispezioni, come ha fatto oggi in aula il senatore Gasparri, si capovolge la realtà, come se la Procura Antimafia fosse il luogo in cui non si contrasta la criminalità ma il contrario. Questo è inaccettabile. Noi siamo orgogliosi - spiega il senatore Pd - di avere contribuito a eleggere in Parlamento alcuni procuratori antimafia. Volevamo così portare la loro esperienza nelle aule parlamentari. Se tutti lo avessero fatto, invece di candidare condannati per associazione mafiosa, sarebbe stato meglio". "Nel chiedere chiarezza, chiediamo dunque anche rispetto per la magistratura. Non si può prendere infatti il comportamento di qualche magistrato per attaccarla. E in questo contesto, diciamo guai anche ad attaccare il giornalismo d'inchiesta. Se pubblica dei fatti - conclude Verini - non va attaccato, perché è un presidio della democrazia". Meloni e Verini rappresentano perfettamente le posizioni del centrodestra e del centrosinistra, distanti anche su questo caso a cavallo tra cronaca, politica e giustizia.
La discussione avvenuta in aula al Senato oggi conferma gli attriti. Il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri tira in ballo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "che ha giustamente vigilato sulla tranquillità del paese in occasioni recenti" chiedendo che nella sua qualità di presidente del Consiglio superiore della magistratura "faccia sentire la sua voce su uno scandalo enorme". I gruppi di maggioranza e Italia viva chiedono di verificare la posizione del deputato M5s Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia, attualmente componente della commissione parlamentare Antimafia dove sono già in programma domani e giovedì audizioni sul caso del procuratore di Perugia Raffaele Cantone e dell'attuale procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.
Secondo la renziana Raffaella Paita "questo sistema di spionaggio è qualcosa di antitetico rispetto alla nostra democrazia. E' evidente che potrebbe esserci un sistema o un disegno". "In commissione antimafia - prosegue la senatrice di IV - siedono onorevoli e senatori che rispetto ad alcune vicende hanno avuto un protagonismo nel passato, allora il tema della loro compatibilità rispetto a vicende che riguardano anche l'esercizio del loro mandato è un tema serissimo". Il riferimento a De Raho è evidente e Stefano Patuanelli, presidente dei senatori M5s, ribatte: "Anche la mia forza politica è stata coinvolta in questa attività irrituale con il presidente Conte e la sua compagna oggetto di indagine. Attenzione però - avverte - a non trasformare una richiesta legittima, che il Parlamento fa, di chiarezza in un chiacchiericcio e un dibattito strumentale". Non si può, sottolinea, "pensare a incompatibilità di autorevoli colleghi che invece si connotano per l'esperienza nella lotta alla criminalità organizzata e possono innalzare la competenza di quella commissione".
Da Fratelli d'Italia, il presidente dei senatori meloniani Lucio Malan fa notare che "non tutti gli esponenti oggetto di questa attività di assunzione di informazioni illecite sono di centrodestra ma c'è un grandissima prevalenza e questo dovrebbe inquietare". "Ci sono giornalisti con gradimento politico che dicono che va bene fare dossieraggio specialmente nei confronti del governo e dei politici, che dicono che va bene perché le notizie sono notizie. Le garanzie della riservatezza dei dati personali riguardano sempre gli altri. È imbarazzante - conclude Malan - che una commissione che deve fare audizioni su questo fatto abbia tra i suoi membri qualcuno che era lì e che probabilmente difenderà le responsabilità che dovessero emergere a suo carico".