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Spionaggio, chi sono i mandanti e perché le vittime sono solo di centrodestra?

Daniele Capezzone
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Temo sia un errore, o un modo per garantirsi una comprensione solo parzialissima dei fatti, affrontare dalla pur grave e spiacevole “coda” (cioè dal coinvolgimento di alcuni giornalisti) la brutta faccenda del dossieraggio che è ora oggetto di una delicata indagine a Perugia, e scaturita da una denuncia – che a questo punto può ben dirsi motivatissima – del ministro Guido Crosetto.

Ben più interessante sarebbe affrontare dalla “testa” questa opaca storia italiana. Mettiamola così: se fosse confermata la tesi accusatoria, e dunque se risultasse verificato che un ufficiale della Guardia di finanza, Pasquale Striano, per ben 800 volte ha tentato e realizzato accessi abusivi e non autorizzati a banche dati riservatissime (tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia) per estrarre informazioni su personalità della politica e dell’imprenditoria, le prime domande da porsi sarebbero: chi erano i committenti di questo enorme dossieraggio? Chi ha pensato e organizzato un sistema così esteso, insistente e minuzioso di controllo illegale?

Com’è stato individuato un ufficiale in servizio presso la Direzione nazionale antimafia, e inserito in un ambito di attività di per sé delicatissimo come quello delle cosiddette “sos”, cioè delle segnalazioni economico-finanziarie sospette?

 

 

 

E ancora: come mai i bersagli politici erano tutti di centrodestra (o al limite conclamati nemici della sinistra come Matteo Renzi)? Come mai un picco di azioni di controllo o verifica illegale è avvenuto in coincidenza temporale con la formazione del governo Meloni? C’era chi cercava di favorire qualcuno o affossare qualcun altro? C’era il tentativo di colpire subito con il fango un governo neonato (e già evidentemente sgradito)?

 

PUNTI DI VISTA

Vedete come cambia la prospettiva dalla “testa”, rispetto alla “coda”? Se si parte dalla coda, e cioè dalla pubblicazione di alcuni articoli, si illumina certo una pratica giornalistica sgradevolissima e censurabile, ma si tratta solo – per così dire – dell’ultimo miglio. A proposito: noi non facciamola morale a nessuno, ma sconsiglieremmo ai giornali coinvolti nella vicenda di usare argomenti francamente fragili, del tipo “noi abbiamo pubblicato tutto, non abbiamo tenuto cose nei cassetti” (e quindi vogliamo istituire un premio per chi non agisca come un ricattatore?) oppure “abbiamo pubblicato cose scomode per il potere” (no: avete pubblicato cose probabilmente comode a qualcuno per tentare di fare a pezzi qualcun altro) oppure “il nostro è giornalismo d’inchiesta” (chiedere a un finanziere di accedere illegalmente a una banca dati riservata è un reato, non un lavoro di indagine giornalistica). Ma – per antica abitudine – siamo garantisti senza eccezioni: e quindi anche, a maggior ragione, verso giornalisti che ora rischiano di essere gli unici stracci a volare. E invece no, vale la pena di ribadirlo ossessivamente: è dalla “testa” che occorre partire. Anche perché, a fronte di 800 accessi illegali alle banche dati, non sono usciti 800 articoli.

 

 

 

Dunque, la gran parte del materiale è stato cercato “a strascico”, presumibilmente esa minato, c’è da temere archiviato o usato variamente, e poi solo una piccola parte è stata pubblicata o fatta pubblicare su qual che testata. In questo dossieraggio on demand, deve inquieta re sia il primo concetto (il dossieraggio) che il secondo (il fatto che sia avvenuto a richiesta). Anzi: il secondo più del primo. Intendiamoci: nessuno è così in genuo da non sapere co me la vita democratica di un grande paese sia contrassegnata anche da colpi bassi. Ma qui si è esagerato.

 

SEVERITÀ

Siamo davvero in una si tuazione tanto torbida e limacciosa? E con bersagli politici inequivocabilmente di destra? C’è materia affinché per un verso la magi stratura, per altro verso il governo, e su piani ancora differenti il Copasir e i servizi facciano quanto a ciascuno istituzionalmente compete per assicurare un minimo di legalità, decenza e trasparenza alla vita civile e democratica dell’Italia. Ed è auspicabile che anche le massime istituzioni della Repubblica chiedano, anzi pretendano chiarezza, nell’interesse di tutti i cittadini. Sarebbe paradossale (ma si sa: i paradossi in Italia diventano cronaca e vita vissuta) scoprire che mentre sono attivi, per non dire scatenati, attori stranieri ostili (Cina, Russia, Iran) nel tentativo di aprirsi varchi in Italia e in Occidente con qualsiasi mezzo, noi – contemporaneamente – siamo invece tutti dediti a confezionare polpette avvelenate a uso interno. Facendo dell’illegalità, del dossieraggio e del lancio di fango strumenti “ordinari” di lotta contro gli avversari politici. 

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