Perugia, banche dati violate per realizzare dossier contro gli avversari della sinistra
La Procura nazionale antimafia, il reparto investigativo d’eccellenza voluto personalmente da Giovanni Falcone, è un colabrodo. Lo si capisce leggendo le 64 pagine dell’invito a comparire emesso dalla Procura di Perugia nei confronti dell’ex maresciallo della guardia di finanza Pasquale Striano, indagato per accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, falso, divulgazione di informazioni riservate, fino allo scorso anno comandante del gruppo Segnalazioni operazioni sospette (Sos) di via Giulia.
GLI ACCESSI
Il maresciallo Striano, scrive il procuratore umbro Raffaele Cantone, sarebbe riuscito in poco più di un anno ad effettuare oltre ottocento interrogazioni alle banche dati di polizia. Nell’elenco, oltre a tanti nomi sconosciuti, c’è mezzo governo: dai ministri Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, ai sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari. Ma anche Marta Fascina, Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte, Denis Verdini, Matteo Renzi e Marco Carrai. E poi i governatori della Lombardia e della Liguria, Attilio Fontana e Giovanni Toti, l’editore di Libero e deputato della Lega Antonio Angelucci. Digitati anche i nomi di persone estranee al mondo della politica, come Fedez, l’allora presidente della Juventus Andrea Agnelli, l’allenatore Massimiliano Allegri e il calciatore Cristiano Ronaldo, oltre al presidente della Figc Giuseppe Gravina, l’avvocato Piero Amara, l’imprenditore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, l’ex proprietario dell’Università telematica Pegaso Danilo Iervolino.
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LE MODALITÀ OPERATIVE
Per giustificare questa valanga di accessi, scrive sempre Cantone, venivano confezionati a tavolino dei “Dossier pre-investigativi”. In pratica, Striano redigeva delle schede di sintesi con cui motivava l’esecuzione delle sue interrogazioni, di cui rimaneva sempre traccia, alle banche dati. A questi “Dossier pre-investigativi”, però, non seguiva mai alcuna attività operativa. I metodi di ricerca da parte di Striano erano i più variegati. Da quello classico, tramite nome e cognome, a quello tramite il numero di un documento di riconoscimento di cui si ignora il titolare, a quello, nel caso di società, tramite la partita Iva. Molti degli accertamenti venivano successivamente inoltrati ai giornalisti. Fra questi, in particolare, i componenti della squadra investigativa del Domani: Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia. Le interlocuzioni con i giornalisti del Domani erano frequentissime. Dopo aver interrogato le banche dati, Striano provvedeva all'inoltro degli esiti tramite posta elettronica. Ai giornalisti del quotidiano di Carlo De Benedetti venivano inviati, oltre agli accertamenti sulle persone fisiche e sulle società, anche quelli su operazioni investigative.
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LE INDAGINI
Per quale motivo Striano si prestasse ad essere la fonte privilegiata per gli scoop dei giornalisti del Domani, rivelando atti riservati e per i quali è espressamente vietata la divulgazione, è al momento un mistero. Ex maresciallo della Finanza, poi promosso tenente tramite un concorso interno alle Fiamme Gialle al quale aveva potuto partecipare grazie al suo eccellente curriculum, per tutti era un ufficiale di polizia giudiziaria molto esperto e capace, un punto di riferimento per i magistrati in servizio alla Dna. Le indagini ad oggi non hanno permesso di verificare se per questa attività illecita ricevesse un compenso. In tal caso cambierebbe la qualificazione giuridica del reato: da rivelazione del segreto d’ufficio a corruzione. Un reato che potrebbe determinare anche l’emissione di un provvedimento di natura cautelare in carcere. Il Comando generale della guardia di finanza, in attesa delle determinazioni della Procura di Perugia, ha disposto il suo trasferimento alla Scuola marescialli de L’Aquila, famosa per aver ospitato nel 2009 il vertice del G8. Striano, da quanto però si è appreso, non si sarebbe presentato, preferendo essere posto in congedo prima del tempo.
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IL PM
Nel procedimento è coinvolto anche il pm antimafia Antonio Laudati. Il magistrato, in passato procuratore di Bari e noto alle cronache per aver effettuato le indagini su Giampi Tarantini e sulle escort che frequentavano Arcore, non avrebbe vigilato su Striano, avvallandone le richieste con la sua firma sui dossier pre-investigativi, indirizzati da ultimo al procuratore nazionale antimafia Giovanni Pio Melillo. Laudati, comunque, ha già fatto sapere che a differenza di Striano risponderà alle domande dei pm, avendo così modo di chiarire la completa estraneità ai fatti contestati. Il suo avvocato ha anche ricordato che l’indagine a carico del suo assistito è nata a seguito di una relazione di servizio di quest'ultimo nella quale si evidenziavano “irregolarità commesse da un ufficiale della guardia di finanza”.