Corte Costituzionale, Barbera presidente: "Maxi-emendamenti obbrobriosi"
Augusto Barbera è il nuovo presidente della Corte costituzionale. Barbera, eletto all'unanimità con una sola scheda bianca, resterà in carica fino al 21 dicembre 2024, quando scadrà il suo mandato di nove anni di giudice costituzionale. Il presidente ha nominato vicepresidenti della Consulta i giudici Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso.
Siciliano, classe 1938, Barbera in passato ha svolto anche attività politica: è stato eletto alla Camera dei deputati nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. E nell’aprile 1993, governo Ciampi, è stato ministro per i Rapporti con il Parlamento.
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Barbera, durante la conferenza stampa, ha subito auspicato che "si arrivi quanto prima all’elezione del nuovo giudice o della nuova giudice non solo per la funzionalità del Parlamento ma anche perché costringendo la maggioranza a trovare accordi con altre forze politiche questo significa che non è possibile occupare la Corte costituzionale da parte di nessuna forza politica". Quindi ha sottolineato che "dopo la vittoria di questa maggioranza vari giornali hanno parlato di ’assalto' all’indipendenza della Corte. È un allarmismo di un costituzionalismo ansiogeno che non è in linea con le regole vigenti, per le quali serve una maggioranza speciale, alta". Quindi ha rimarcato: "Non è possibile nessuna occupazione della Corte, se cambiassero le regole, questo potrebbe succedere".
Per quanto riguarda le riforme costituzionali "è auspicabile la maggioranza più ampia, quella dei due terzi, come indicato dalla Costituzione". Ma non ha voluto rispondere sui contenuti dei progetti di riforma costituzionale, come il premierato e i suoi effetti sui poteri del presidente della Repubblica. "Non possiamo che rivolgere l’auspicio di seguire le strade costituzionali", ha affermato Barbera, "ci sono pagine lasciate aperte, da completare", e rilevando che "dal 1988 anche le modifiche costituzionali possono essere oggetto del sindacato della Corte se in contrasto con i principi supremi della Costituzione. Nessuno dei progetti che si sono succeduti negli anni mi pare sia stato in contrasto con i principi supremi della Carta".
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E ancora, sul voto di fiducia cui ricorrono i governi, ha evidenziato che "è espressione di debolezza della maggioranza, significa che all’interno ci sono problemi. I maxi-emendamenti sono obbrobriosi, raccolgono una serie di istanze e interessi che i parlamentari non riescono neanche a conoscere e su cui si chiede il voto di fiducia". Tutto ciò, ha aggiunto Barbera "crea problemi", "la Corte non sempre ha avuto la possibilità di occuparsene in modo adeguato, ma non può che esserne preoccupata". Quindi ha concluso: "Attenti a non trasformare, come si è fatto talvolta, espressioni di debolezza dei governi in espressioni di prevaricazioni". Il problema è che "in assenza di altre regole diventa inevitabile che vi si debba ricorrere, ma l’auspicio è quello che si dia più spazio agli emendamenti dei parlamentari".