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Nicola Gratteri, quando diceva: "Sì ai test psicoattitudinali ai magistrati"

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Tanto per cambiare, le opposizioni insorgono. In questo caso la levata di scudi è dovuta all'idea di inserire un test psicoattitudinale per chi vuole iniziare la carriera in magistratura, idea sulla quale dopo l'iniziale apertura, per ora, il governo Meloni ha frenato. 

Un test psicoattitudinale come quelli a cui vengono sottoposti agenti di polizia, forze dell'ordine e piloti d'aereo, giusto per citare alcune delle categorie. Già: si tratta di figure professionali che hanno una elevatissima responsabilità nei confronti delle persone, dunque - questa la ratio - giusto valutarne la piena agibilità psicologica. Eppure, per la sinistra, se in ballo ci sono i magistrati la proposta diventa irricevibile.

Ma c'è una voce che rispunta dal passato e che dovrebbe far riflettere chi si scaglia contro l'ipotesi. E la voce è quella di Nicola Gratteri, ex capo della Procura di Napoli, uno dei magistrati più importanti d'Italia e per certo non inviso al mondo progressista.

 

 

Gratteri nel 2019, intervistato dal Riformista, per una volta sposò le posizioni di Silvio Berlusconi, che già all'epoca chiedeva un test psicoattitudinale per l'ingresso in magistratura. "Berlusconi una volta ha detto una cosa giusta: bisognerebbe fare i test psico-attitudinali ai magistrati. Ci possono essere dei giudici che fanno militanza attiva", spiegava Gratteri al Riformista.

E ancora, aggiungeva che la stessa militanza attiva potrebbe determinare il loro "modo di ragionare". E insomma "può accadere che uno perda di lucidità". "È un lavoro molto logorante quindi una volta ogni cinque anni in forma anonima dovrebbero sottoporci ai test", concluse Gratteri. La sinistra cosa ne pensa?

 

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