Soumahoro, lusso anche in Ruanda: la scoperta su moglie e suocera
Duemila euro da Salvatore Ferragamo, 700 da Intimissimi, 600 al Radisson Blu hotel di Kigali in Ruanda, 648 al Duty free del Dubai Word Center Airport, 450 al Raito hotel cinque stelle di Vietri sul Mare, 401 da Swarovsky, 500 al Porticciolo, ristorante stellato di Gianfranco Pascucci, a Fiumicino. È sterminato l’elenco delle spese, effettuate coi soldi destinati all’accoglienza dei migranti, che il gip di Latina Giuseppe Molfese ha contestato a Liliane Murekatete, nota come “lady Soumahoro”, sua madre Marie Terese Mukamitsindo, e i figli di quest’ultima Michel Rukundo e Richard Mutangana, da ieri mattina ai domiciliari. Pesantissime le accuse, che vanno dalla bancarotta, alla frode in pubbliche forniture, all’autoriciclaggio. La Procura aveva chiesto il carcere.
TOPI E SCARAFAGGI
L’indagine della guardia di finanza, partita un paio di anni fa, ha riguardato la cooperativa “Karibu”, il “Consorzio agenzia per l’inclusione e i diritti Italia” e “Jambo Africa”, ora in liquidazione, tutte riconducibili a Soumahoro moglie e suocera, che dal 2017 hanno percepito circa 25 milioni di fondi per il tramite della Prefettura di Latina e dalla Regione Lazio ed erogati dalla Direzione centrale del sistema di protezione peri richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Gli accertamenti si erano indirizzati sulle modalità di spesa dei fondi e sui servizi erogati. «Il dato oggettivo è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte», scrive il giudice dopo aver elencato per 120 pagine le migliaia di spese delle due donne ruandesi che dell’accoglienza in Italia dei connazionali avevano trovato il modo per arricchirsi.
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I centri erano stamberghe fatiscenti, senza servizi igienici e riscaldamento, piene di topi e gli scarafaggi. Il sovraffollamento e la pessima qualità del cibo determinavano poi risse continue fra i migranti a cui non veniva neppure distribuito il kit di benvenuto previsto per contratto col ministero dell’Interno: tessera telefonica, dotazione di vestiario, lenzuola, asciugamani. «Condotte volontariamente e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa», prosegue il gip, descrivendo una «struttura delinquenziale organizzata a livello familiare» che avrebbe determinato «un danno a soggetti in condizione di particolare vulnerabilità, gravemente lesivo della loro stessa dignità». In occasione delle visite ai centri, gli ispettori avevano contestato le pessime condizioni ambientali, ricevendo rassicurazioni che le stesse sarebbero state sanate.
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GIOIELLI E VIAGGI
I finanzieri hanno conteggiato in circa mezzo milione di eurole spese effettuate in ristoranti, gioiellerie, centri estivi, negozi di scarpe e di cosmetica, la vera passione per lady Soumahoro. Gli arresti si sono resi indispensabili per il pericolo di inquinamento delle prove dopo che è stato scoperto un tentativo di disfarsi della documentazione contabile, una parte della quale era finita nel centro della raccolta differenziata. «Risibile il tentativo difensivo di non sapere cosa accadesse» da parte di lady Soumahoro che a novembre del 2019, già nel mirino degli ispettori, era andata a Milano per incontrare il sindaco Sala e l’eurodeputato Majorino per trovare nuovi business lavorativi per la cooperativa. Coi soldi dell’accoglienza, per non farsi mancare nulla, era stata aperta in Ruanda una società che si occupava di safari in Uganda, Kenya e Tanzania. «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane (a cui è stata disposta la confisca di un milione, ndr), null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio», è stato il commento del marito.
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