Iolanda Apostolico, Anm contro Salvini: "Una caccia all'uomo"
Le toghe rosse in difesa di Iolanda Apostolico. Dopo aver stracciato le norme del governo e respinto il trattenimento di tre migranti, la giudice di Catania ha sollevato un vero e proprio polverone. Complice la sua presenza alla manifestazione contro l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti. E in tutto ciò l'Associazione Nazionale Magistrati cosa fa? Semplice, la difende. Addirittura il suo presidente, Giuseppe Santalucia, parla di "caccia all'uomo" e di "una campagna denigratoria". Contro di lei, spiega in apertura dei lavori del comitato direttivo centrale, "una profilazione in modo da poterlo consegnare all'opinione pubblica come soggetto inadeguato o peggio ancora come un soggetto che non assicura il contrasto all'immigrazione illegale in un momento in cui l'immigrazione illegale può diventare pericolosissima per la sicurezza nazionale".
In barba ai video che ritraevano la toga scagliarsi contro la polizia, Santalucia critica "la ricerca di elementi che possano gettare ombra di parzialità e inadeguatezza sul magistrato che li ha emessi" e ribadisce che la giustizia è un potere indipendente. E non è da meno Salvatore Casciaro. Il segretario dell'Anm ha invece invocato un"segnale di allarme" per le "dichiarazioni di esponenti politici che hanno censurato provvedimenti giurisdizionali non per il contenuto della motivazione, ma per l'asserita ideologia del giudice che l'aveva adottata". Il riferimento al leader della Lega che ha diffuso i filmati in questione è chiaro. Così come sono chiare le frecciate indirizzate a lui: i suoi sono attacchi "tanto più deplorevoli", in quanto "mossi da esponenti delle istituzioni della Repubblica in grado, proprio per il ruolo ricoperto, di minare la fiducia dei cittadini nell'Ordine giudiziario".
Alla lunga lista di toghe pro-Apostolico si aggiunge Magistratura Democratica, preoccupata per le crescenti contestazioni "rivolte ai giudici delle sezioni immigrazione dei tribunali che hanno adottato provvedimenti, evidentemente sgraditi alla maggioranza di governo, relativi a migranti tunisini". Secondo Mdp "l'esercizio della giurisdizione non può tollerare intromissioni e critiche rivolte, anziché al merito dei provvedimenti, alle persone che li hanno redatti, alle loro vite, ai loro familiari". Ma nemmeno la politica può tollerare interferenze da parte della magistratura che, in questo caso, ha ben pensato di non rispettare le norme appena approvate dal governo.