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Apostolico, il "giudice" Zagrebelsky come Togliatti: assolve la toga in piazza

Paolo Ferrari
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Bisogna “temere” molto di più i magistrati che non manifestano le proprie idee politiche da quelli che al contrario non ne fanno mistero. I primi, «grigi ed opachi, sono più spesso proni. Si possono nascondere: Non è forse vero che il conformismo è spesso l'anticamera della corruttibilità?». A dirlo è stato Vladimiro Zagrebelsky in una maxi intervista questa settimana alla Stampa. Rispondendo alle domande della vice direttora Annalisa Cuzzocrea, l’ex presidente della Corte Costituzionale, nominato dall’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, ha di fatto “assolto” la giudice di Catania Iolanda Apostolico che, senza remora alcuna, aveva preso parte ad una manifestazione organizzata da movimenti di estrema sinistra, come Potere al Popolo, condividendo poi sul proprio profilo Facebook post offensivi contro Matteo Salvini.

La posizione sui magistrati di Zagrebelsky ha ricordato molto da vicino quella di Palmiro Togliatti. Il Migliore, infatti, celebre segretario del Partito comunista italiano, nel 1945 aveva ricoperto anche l’incarico di ministro della Giustizia. In una circolare diretta alle toghe dell’agosto di quell’anno, Togliatti aveva affermato che la loro partecipazione alla vita politica era un «dovere civico», non essendo possibile limitare l’esercizio dei diritti politici al semplice atto del dare il proprio voto alle elezioni. All’epoca, però, la stessa Associazione nazionale magistrati aveva espresso contrarietà alla proposta di Togliatti e pertanto nei successivi lavori dell’Assemblea costituente si decise di vietare alle toghe la possibilità di iscrizione a qualsiasi partito politico.
Sorprende, quindi, che colui che è stato il garante della Carta costituzionale abbia deciso di rispolverare teorie quanto mai vetuste.

PRECEDENTI DEM
Va detto, comunque, che sono tanti i casi di toghe apertamente “schierate”. Il più emblematico ha riguardato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia ed in passato segretario regionale del Partito democratico. Emiliano, per la cronaca, nel 2016 era anche finito sotto disciplinare proprio perla sua iscrizione al Pd in violazione dell’articolo 98 della Costituzione. Il disciplinare era stato aperto con dieci annidi ritardo dal momento che già nel 2007 il magistrato barese era stato eletto segretario regionale dei Democratici in Puglia, e dal 2009 al 2014 era stato presidente del Pd della Puglia, per poi essere nuovamente eletto segretario regionale. Nel 2016 Emiliano aveva tentato anche il grande salto candidandosi a segretario nazionale del Pd, ruolo allora ricoperto da Matteo Renzi. L’esito delle primarie non era stato però dei più felici: solo 197.000 voti su 1.838.000.

«L’iscrizione di un magistrato ad un partito politico è un potenziale pregiudizio per il cittadino, essendo appannata la sua indipendenza ed imparzialità», aveva ricordato la procura generale della Cassazione, aggiungendo che il divieto è assoluto, sia per i magistrati in ruolo che per quelli come Emiliano fuori ruolo, altrimenti si creerebbe una sorta di “quiescenza” dove il magistrato che non esercita temporaneamente le funzioni giurisdizionali sarebbe legittimato a qualsiasi tipo comportamento. Per il difensore di Emiliano, Armando Spataro, all’epoca procuratore di Torino, il sistema elettorale con l’elezione diretta del vertice dell’amministrazione ha accentuato la riconoscibilità politica del candidato rendendo molto difficile la sua “non appartenenza” ad un gruppo politico ben definito.

In pratica, sarebbe difficile fare il sindaco o il presidente di una regione senza essere iscritti ad un partito politico. «In nessun Paese europeo, visto che spesso amiamo confrontarci con le altre realtà, sarebbe solo lontanamente immaginabile che un magistrato in carriera possa essere candidato alla guida di un partito politico. Grande o piccolo che sia», disse Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia al Senato e in quegli anni componente del Csm. Il procedimento disciplinare contro Emiliano, dopo una serie di estenuanti rinvii, si era comunque concluso con un nulla di fatto. Apostolico, senza bisogno di scomodare Zagrebelsky, può dormire sonni tranquilli. 

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