Alessandro Piana? Alla gogna per i festini a luci hard, ma non è neppure indagato
E poi c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che non serve una riforma delle giustizia, ad iniziare dalle proprie regole che riguardano le intercettazioni telefoniche e la loro illecita divulgazione nei provvedimenti giudiziari. L’ultimo incredibile caso, con uso quanto mai disinvolto degli ascolti e strascichi mediatici, ha riguardato Alessandro Piana, vice presidente della Regione Liguria ed esponente di punta della Lega. Piana, che prima di diventare il numero due di Giovanni Toti era stato nella scorsa consiliatura il presidente del Consiglio regionale, non è indagato ma ha appreso dai giornali la scorsa settimana di essere finito, a sua insaputa, in una indagine per droga che ha coinvolto l’architetto Alessandro Cristalli e l’imprenditore Cristian Rosolani, entrambi arrestati. L’inchiesta, condotta dalla squadra mobile della Questura di Genova e coordinata dal procuratore Nicola Piacente, aveva riguardato un giro di escort che partecipavano a festini in ville con piscina o in eleganti appartamenti con la presenza di imprenditori e professionisti della “Genova-bene”.
INTERCETTAZIONI
Secondo gli inquirenti, in particolare, il primo marzo del 2022 Piana avrebbe partecipato ad uno di questi porno festini dove la droga scorreva a fiumi e la gente veniva portava via in ambulanza. La prova? Una intercettazione telefonica fra i due indagati in cui uno affermava all’altro che Piana avrebbe partecipato all’orgia e che il suo arrivo era imminente. Stop. Riscontri, zero. Alle ragazze coinvolte nelle porno-feste, infatti, era stata mostrata la foto del politico ma nessuna aveva avuto la certezza di affermare che fosse proprio lui uno dei partecipanti alle orgie.
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Con il suo difensore, l’avvocato Massimo Marabino, Piana ha ricostruito cosa avesse effettivamente fatto quel giorno, oltre a negare di conoscere gli organizzatori dei festini. «Fa particolarmente dispiacere essere tirato in ballo per una situazione lontana dalla mia persona, lo dico da padre di famiglia e marito. Non ho mai pagato prostitute», ha esordito Piana, sottolineando quindi di non aver «mai partecipato a festini a base di cocaina ed escort. All’inizio mi veniva da sorridere, l’ho considerato uno scherzo di cattivo gusto». «Chi mi conosce lo sa che non ha mai fumato una canna figuriamoci la cocaina. Sono disponibile a fare tutti i test e le analisi, sono anche donatore di sangue», ha proseguito Piana che, da buon ligure, confessa che per lui «la massima trasgressione è bere una bottiglia di vermentino, di pigato o di granaccia». «Mi sono trovato coinvolto in una situazione che ho ritenuto all’inizio surreale, quasi una sorta di incubo che non auguro a nessuno, neanche ai cosiddetti nemici», ha quindi concluso Piana, ribadendo «massima fiducia e stima negli organi inquirenti: mi sarei aspettato di essere chiamato per poter chiarire mia posizione, lo devo alla mia famiglia, ai cittadini che rappresento, al mio partito».
L’avvocato Barbino, contattato da Libero, ha anticipato di aver chiarito con i magistrati su cosa accadde in quella giornata grazie ai registri degli autisti. Piana, per la cronaca, era infatti impegnato in diverse call per tutto il giorno. Ieri, comunque, la vicenda ha tenuto banco come prevedibile durante la sessione del Consiglio regionale ligure. Ad accendere gli animi era stato Ferruccio Sansa, ex giornalista del Fatto Quotidiano ed ex candidato sconfitto da Toti, che in post su Fb aveva paragonato quanto accaduto al “bunga-bunga”, chiedendo le dimissioni di Piana. Il capogruppo della Lega Stefano Mai ha subito espresso la solidarietà del partito a Piana colpito, ha detto, «da una gogna mediatica». Il capogruppo della Lista Toti Liguria Angelo Vaccarezza ha invece definito «una vergogna» il post di Sansa perché «non si può associare sui social un onesto padre di famiglia al bunga bunga, con la sua foto su fb condanna molto di più di qualsiasi atto giudiziario».
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GIUDIZI CAUTI
Stranamente, anche l’opposizione di centrosinistra è stata cauta nei giudizi. La consigliera Selena Candia ha detto di «non condividere l’approccio del suo capogruppo Ferruccio Sansa, ma l’accusato non può diventare lui, non si può spostare la luce della vicenda da un’altra parte». Pure il capogruppo M5s Fabio Tosi ha espresso «vicinanza» a Piana. Il capogruppo Pd, Luca Garibaldi, infine, ha ricordato che il vice presidente «non è indagato, la magistratura farà il suo corso, al termine si potranno esprimere delle valutazioni, per cui anche io penso che il linciaggio e richieste di questo tipo siano sbagliate». La domanda da porsi, a questo punto, è come sia possibile che una una conversazione fra due persone, senza alcun riscontro da parte della polizia, venga “valorizzata” dalla Procura e quindi trascritta integralmente in una ordinanza di custodia cautelare. «I giornali parlano di un esponente politico ligure, non indagato, coinvolto in festini con droga ed escort, la sentenza è scritta buttando il nome in una ordinanza cautelare pubblicabile alla lettera. A indagini aperte», ha scritto su X (l’ex Twitter) Enrico Costa, deputato e responsabile giustizia di Azione.