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Thyssenkrupp, il manager Espenhahn in carcere. Ma... altro schiaffo tedesco all'Italia

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Il tedesco Harald Espenhahn, manager tedesco della Thyssenkrupp, si trova in carcere in Germania dal 10 agosto. La notizia, riportata dai media tedeschi, è confermata dai famigliari delle vittime della strage del 6 dicembre 2007 a Torino. A 16 anni dall'incendio arriva quella che Rosina Platì, madre di Giuseppe Demasi, una delle vittime, definisce a LaPresse "una magra vittoria, amara". "Quando è arrivata la notizia quasi non ci credevo - spiega la donna -. Abbiamo aspettato così tanto". Nel rogo dello stabilimento Thyssen morirono 7 operai. Espenhahn era stato condannato a 5 anni ma non aveva scontato ancora un giorno di carcere. 

"Dopo 5726 giorni il signor Harald Espenhahn dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta e solamente l'unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato", scrive su Facebook Antonio Boccuzzi, l'operaio sopravvissuto alla strage, poi divenuto anche parlamentare. Espenhahn inizierà a scontare la sua pena (ridimensionata a 5 anni, pena massima in Germania per il reato contestato). "Certo, quei 5 anni saranno ulteriormente ridimensionati, lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno". "Il 13 maggio 2016 - sottolinea ancora - si è chiuso in Cassazione il processo Thyssen. Tutti condannati gli imputati. Solo gli italiani però varcano la soglia del carcere il mattino successivo alla sentenza. I tedeschi continuano a fare quello che facevano prima, come nulla fosse; più forti della giustizia e dello Stato in cui sembrava giustizia si fosse compiuta. Quello che non passa sono rabbia e dolore per una ferita che non si rimarginerà mai ma che potrebbe fare un po' meno male se tutti gli imputati, tedeschi compresi, scontassero la loro pena". 

"Io non perdonerò mai, nemmeno in punto di morte", sono le amare parole della signora Platì. "Dico la verità: abbiamo aspettato così tanto che non sembra vero, ma più che altro adesso potrà provare cosa significa essere recluso. Non sono contenta, sarebbe falso dirlo, ma è una piccolissima vittoria". "La parola fine è stata scritta per loro, per noi non lo sarà mai per il dolore che proviamo sempre, ogni giorno". "Né procura né magistrati ci hanno più aiutati, nemmeno i politici - prosegue la madre dell'operaio -. Ogni volta che abbiamo una notizia siamo dovuti andare noi a bussare, eravamo pronti a tornare a Roma a settembre. Sapete quanto abbiamo lottato, non ci siamo mai rassegnati". E poi ricorda il figlio: "Non c'è un istante della mia vita che io non abbia in mente lui, la fine che ha fatto è terribile. Abbiamo aspettato così tanto che ci stanno facendo morire", ricordando che i parenti di alcune vittime sono deceduti di recente e che altri hanno problemi di salute. Con ogni probabilità, però, alla giustizia potrebbe aggiungersi un'altra beffa: Espenhahn infatti dovrebbe scontare la pena in regime di semilibertà. "Poco fa ci hanno detto che probabilmente il manager tedesco passerà le notti in carcere ma di giorno potrà uscire", spiega sempre a LaPresse. la mamma di Demasi. Anche l'altro manager tedesco condannato, Gerald Priegnitz, aveva ottenuto il regime di semilibertà e secondo quanto riportano i media tedeschi nel 2022 era tornato libero. 

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