Vaticano, "Becciu in carcere": quanti anni chiedono per il cardinale
Il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi al termine della sua requisitoria ha chiesto 7 anni e 3 mesi di reclusione per il cardinale Angelo Becciu, nell’ambito del processo per l’acquisto di un palazzo a Londra. Il promotore di giustizia Vaticano Diddi, per i dieci imputati sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, ha chiesto oggi 26 luglio complessivamente 73 anni e un mese di reclusione, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo.
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Ieri nella sua requisitoria Diddi lo aveva accusato pesantemente: "I magistrati, definiti come porci e animali puzzolenti, sono sempre stati l’obiettivo della sua strategia difensiva". "Spiace scendere a questo livello - ha continuato - ma questo è il piano di confronto che ha scelto". Il Promotore durante il suo intervento ha poi sottolineato: "La strategia del cardinale Angelo Becciu è stata interferire con le indagini, non interagire con i magistrati. Questo è stato il suo modus operandi, sempre, da subito fino a oggi, da parte di Becciu c’è stata pervicacia nell’utilizzare anche la leva mediatica come una specie di clava per delegittimare la figura e l’operato del promotore di giustizia". Una durissima requisitoria dunque, durante la quale Diddi ha spiegato su cosa poggia l’accusa di peculato in relazione alla figura di Cecilia Marogna e ai rapporti con la cooperativa Spes guidata dal fratello.
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“Le richieste del Promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del Cardinale per l’operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa", dichiarano gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori di Becciu. “Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il Promotore di Giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell'assoluta innocenza e l’assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il Cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate ad estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza", concludono i legali.