Michele Santoro intercettato: via d'Amelio, la grave accusa dei pm
Anche Michele Santoro finisce tra gli intercettati, suo malgrado. E' clamoroso il risvolto dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta sul collaboratore di giustizia Maurizio Avola, accusato di calunnia aggravata. L'uomo è il protagonista del libro del 2001 Nient'altro che la verità, scritto proprio dal conduttore di Servizio Pubblico. Secondo i pm, spiega Marco Lillo sul Fatto quotidiano, le dichiarazioni di Avola, che ha affermato di aver partecipato alla strage di via D'Amelio in cui il 19 luglio del 1992 morì il magistrato antimafia Paolo Borsellino insieme a 5 agenti della sua scorta, sarebbero balle, così come le rivelazioni del pentito sulla strage di Capaci. Una brutta storia, secondo un canovaccio ricorrente nelle fumose ricostruzioni delle stragi di mafia, che ha tirato in ballo anche Santoro: lui e il suo collaboratore Guido Ruotolo, spiega Lillo, "sono stati intercettati (da terzi non indagati) con mezzi invasivi che si prestano a interrogativi sul rispetto del lavoro giornalistico".
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Un intero faldone raccoglie le intercettazioni subite da Santoro e Ruotolo, "con tutti i mezzi: telefoniche con tracciamento; 'dei dati e delle conversazioni telematiche mediante captatore informatico'; intercettate anche le conversazioni dei due con l’avvocato di Avola, Ugo Colonna, e quelle dei giornalisti nell’auto sulla quale nel febbraio 2022 andavano a Caltanissetta, convocati per sommarie informazioni dai pm". Pm che non lesinano critiche agli stessi Santoro e Ruotolo, che a loro avviso avevano "operato la scelta di recepire in modo acritico le dichiarazioni rese da Maurizio Avola riportandone il contenuto nello scritto senza in alcun modo svolgere un vaglio critico". Dichiarazioni, quelle di Avola, che di fatto avrebbero rappresentato un vero e proprio tentativo di depistaggio nelle indagini su via D'Amelio. Un tentativo condotto utilizzando lo stesso Santoro, quest'ultimo come sottolineano i pm "in contatto con appartenenti ai servizi segreti".
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"È ciò che Avola attribuisce alle intenzioni ostili degli inquirenti su di me. Punto. Il nulla", replica Santoro che critica gli stessi pm: "Sono avvenute cose molto gravi. La Procura ha fatto un comunicato per smentire un libro prima ancora che fosse distribuito. Gli accertamenti a mio parere sono stati fatti per dimostrare che Avola non diceva la verità e non per andare a vedere se dicesse la verità. Comunque non sono stati raggiunti elementi dirimenti per sostenere che Avola non fosse presente in via D'Amelio. Tanto che il Gip ha respinto la richiesta di archiviare e ha fissato un'udienza per decidere cosa fare. La cosa più grave per me è la lesione della nostra libertà di giornalisti di condurre un'inchiesta: siamo stati intercettati e monitorati e poi siamo stati sentiti come testimoni senza i diritti che dovrebbero essere garantiti a chi di fatto era già trattato come un indagato".
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