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Meloni, "magistratura e opposizione". L'ex toga gola profonda, una bomba

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"Esiste storicamente una parte della magistratura che si salda in maniera ideologica con chi vuole fare opposizione politica al governo di centrodestra". A sganciare la bomba è Luca Palamara, ex capo dell'Associazione nazionale magistrati (il sindacato delle toghe), commentando con Affaritaliani.it le parole della premier Giorgia Meloni che nelle scorse ore hanno innescato un duro confronto con la magistratura.

"In un momento nel quale l'opposizione politica però non riesce particolarmente a incidere, magicamente si spera che il problema possa essere risolto da questa o da quella informazione di garanzia di questa o quella Procura", sottolinea Palamara, che intravede in quanto sta succedendo la reitarazione di un vecchio canovaccio, quella magistratura politicizzata di cui già ha svelato trame e meccanismo nei libri firmati a quattro mani con il direttore di Libero Alessandro Sallusti, Il sistema e Lobby e logge. Cambiano i protagonisti politici e i "nemici", non cambia secondo Palamara il "modus operandi". 

"In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice dell’udienza preliminare imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee", facevano sapere fonti di Palazzo Chigi giovedì. Il riferimento era al caso Delmastro e a quello Santanchè. Ad aggiungere benzina sul fuoco, oggi, l'indagine per violenza sessuale su Leonardo Apache, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, con conseguenti polemiche sulle parole della seconda carica dello Stato che si è detto "certo" dell'innocenza del ragazzo dopo averlo "interrogato". 

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