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Silvio Berlusconi, Cicchitto: così ci ha salvato dalla dittatura dei pm

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, come al solito l’intervista di Rino Formica a La Repubblica è lucidissima, ma si tratta di una lucida mistificazione della realtà, con omissioni che cambiano totalmente il senso di ciò che è avvenuto. Infatti Berlusconi non si è fatto strada nel sistema politico italiano dal 1994 in poi solo grazie ai suoi soldi e non è neanche vero che la cifra della sua azione politica va letta sotto il segno di perseguire solo e soltanto un ulteriore arricchimento. Berlusconi è entrato in politica perché si era creato un vuoto al centro e questo vuoto era stato provocato dal fatto che, anche grazie ai poteri forti che gli avevano dato via libera visto che il pericolo comunista era finito, si era formato un circo mediatico-giudiziario costituito dal pool dei pm di Milano, più i quattro principali quotidiani che distrusse Craxi e il PSI, i partiti laici, l’area di centrodestra della DC. La motivazione per questa operazione è che essi si erano finanziati in modo irregolare. In tutto ciò c’era una piccola mistificazione e cioè che sia il pool dei pm sia i giornali ignorarono scientemente il fatto che il PCI-PDS era il partito che aveva il finanziamento più irregolare fra tutti. Se si salta questo decisivo passaggio, si dà una lettura del tutto mistificata di quei trent’anni.

Certamente Berlusconi quando capì che l’operazione era durissima e vincente mise a sua volta a disposizione le sue televisioni del pool. Ma a dimostrazione che quella magistratura non era corporativa, ma che faceva politica nel senso più pieno del termine, è data dal fatto che negli anni ‘92-’94 Berlusconi non fu neanche sfiorato da un avviso di garanzia, ma che non appena scese in politica, fondò Forza Italia, costruì il centrodestra con An e la Lega, subito come primo segnale arrestarono suo fratello e poi dal ‘92 al 2013 lo bombardarono con una cinquantina di processi e di altre iniziative fatte nei confronti di chi gli stava più vicino.

 

Berlusconi, anche al netto di errori politici e comportamentali da lui commessi successivamente, ha un indubbio merito storico: scendendo in campo egli ha evitato che conquistassero in modo integrale il potere un nucleo di magistrati che si ritenevano portatori di una sorta di missione salvifica e il PDS, erede del PCI e alleato con quella sinistra DC che fu anch’essa salvata. Se oggila cosiddetta sinistra italiana è al muro del pianto, ciò deriva sia dai suoi intrinsechi punti deboli, sia dal fatto che la distruzione di una componente storica della sinistra quale era il PSI adesso paradossalmente si ritorce contro chi ha messo in atto l’operazione Mani Pulite. Infatti, il gruppo dirigente del PDS ha distrutto Craxi per via giudiziaria, ritenendo che così era più facile la conquista totale del potere e si è ritrovato invece a fare i conti inaspettatamente con Berlusconi e con il centrodestra che gli ha sbarrato il passo. Di conseguenza, i trent’anni passati sono stati caratterizzati da una sia pur anomala alternanza fra la coalizione raccolta intorno a Berlusconi e quella anti berlusconiana. Come dice il proverbio: «Chi è causa del suo mal,pianga se stesso». 

 

 

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