Nordio, Filippo Facci: "L'ultima e definitiva umiliazione a chi vuole che non cambi nulla"
Il paradosso è che la riforma sulla Giustizia di Carlo Nordio non è ancora una vera riforma, e questo per due ragioni emblematiche. La prima è che è solo un assaggio delle modifiche più radicali che interverranno con un nuovo Codice di procedura penale; la seconda è che, altro paradosso, le stesse norme, e il nuovo Codice, serviranno principalmente a rendere inequivoca l’applicazione del Codice vecchio, quello del 1989, che andava già benissimo (e che dapprima non piaceva a magistrati e giornalisti, sarà un caso) ma che la stessa Magistratura dagli anni Novanta fece a pezzi con la trasformazione del carcere preventivo in regola, con l’ultima parola che rimaneva sempre in mano alle toghe, con fantasiose interpretazioni di legge, giurisprudenze creative, neo invasività delle intercettazioni, e con le sacre Corti a patire i venti di stagione anziché sorvegliarli.
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Ora c’è un’Italia che si dimena sull’operato trentennale di Silvio Berlusconi, ma è lo stesso Paese che dovrebbe chiedersi, anzitutto, come sarebbe andata se Berlusconi non ci fosse stato: se, ossia, lui non fosse sceso in campo quando la magistratura debordò e si attribuì un ruolo, quando l’informazione debordò e se ne attribuì un altro, quando, in pratica, si tentò di processare un sistema mentre era ancora vivo con una sola forza politica ad averla scampata: dopodiché, preso l’abbrivio, la Magistratura non ha più smesso di farlo, non si è più fermata, e, operando per forza di cose un discrimine tra vincitori e vinti, ha lasciato sul campo solo il potere di chi giudica.
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Un potere che è rimasto l’unico mai riformato. Una giustizia anche ordinaria, quella dei cittadini e delle imprese, che allora e sempre restava una vergogna e un danno economico. Ora la politica è tornata, o ci sta provando, e siamo al terzo ma vincente paradosso: che a riformare ciò che ben conosce, e a riprendere il primato della democrazia e della politica, è un integerrimo ex magistrato già autore della più importante inchiesta sulla corruzione degli ultimi anni. Per chi vuole che nulla cambi, è l’ultima e definitiva umiliazione.
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