Piercamillo Davigo, Vittorio Feltri: "Chi di giustizia ferisce, di giustizia perisce"
Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce o almeno soffre. Questa frase è riferita a Piercamillo Davigo, magistrato storico che brillò all’epoca di Mani pulite, l’inchiesta che uccise il pentapartito che governava da anni e fu spazzato via in pochi mesi di fracasso incontenibile.
Parliamoci chiaro, Davigo era tecnicamente bravissimo e dotato di un carattere d’acciaio. Era considerato il miglior fico del bigoncio giudiziario di Milano, meno popolare di Antonio Di Pietro, ma culturalmente superiore. Come accade a chiunque lavori, anche per lui è giunto il momento di andare in pensione e di perdere quindi potere. Non appena si è congedato, qualche collega animato da un sentimento che non definisco gli ha morso un gluteo, accusandolo di aver violato il segreto d’ufficio. Come sempre accade in questi casi, è stata avviata una inchiesta, per quanto insensata, che ha portato Davigo a rischiare una condanna che prevede addirittura il carcere. Una follia visto che a Palazzo di Giustizia non esistono segreti, ma solo pettegolezzi molti dei quali vengono utilizzati dai tribunali.
"Nel 2017, la mia profezia su Berlusconi": Vittorio Feltri aveva (drammaticamente) ragione
Evidentemente Piercamillo essendo un fuoriclasse nel suo mestiere ha suscitato molta invidia, che è il motore di tante stupide vendette. Un uomo come lui che ha dedicato la vita a studiare pandette e a incastrare tanti furbetti, ora che finalmente può riposare e dedicarsi agli affari suoi è costretto a rompersi le scatole difendendosi in un processo che non meritava neanche lontanamente di subire. Dico questo non perché sia amico dell’ex pm, ma solo perché mi piace descrivere la realtà. Lui è stato un magistrato cattivissimo, diceva che nessun innocente è davvero tale bensì uno che l’ha fatta franca. Affermazione esagerata però non lontana dalla realtà.
Devo aggiungere che a me lui l’ha fatta grossa. Oltre 30 anni orsono scrissi su di lui un articolo scherzoso, in cui affermavo che fin da ragazzo primeggiava, era il primo della classe ma non faceva mai copiare i compiti ai compagni: nascondeva i suoi elaborati riparandoli con la carta assorbente. Apriti cielo. Davigo si arrabbiò e mi querelò per diffamazione, quando il mio era soltanto un complimento. Persi la causa a Brescia e gli dovetti dare un pacco di soldi. Una cosa ridicola che tuttavia mi fece arrabbiare. Ma non basta questa storiella a vietarmi di dire che stimo Piercamillo, il quale non merita di essere trasformato in imputato. Auguri, dottore.
Vittorio Feltri: bimbi sopravvissuti nella foresta? Cosa ci insegna questa storia