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Molinari, l'ultima figuraccia: "Tutte balle", smentito pure dai giudici

Paolo Ferrari
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Sono «totalmente destituite di fondamento alcune illazioni apparse su organi di stampa» sulla decisione che la Corte costituzionale si accinge a prendere sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato promosso dal Senato sul caso di Matteo Renzi, senatore e leader di Italia Viva, e di Cosimo Ferri, magistrato ed ex parlamentare renziano. Lo ha precisato ieri in una nota l’ufficio comunicazione della Corte costituzionale, stroncando quindi il falso scoop di Repubblica secondo cui, invece, la Consulta si appresterebbe a dare ragione ad entrambi.

La Corte, prosegue ancora la nota, «darà comunicazione delle proprie decisioni, rispettivamente sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promosso dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura e sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato promosso dal Senato della Repubblica, non appena esse saranno state assunte». «Si precisa inoltre», conclude la nota, «che il secondo conflitto non è stato nemmeno discusso in pubblica udienza, che è fissata solo per domani (oggi per chi legge, ndr)».

 


Lo “scoop” del quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha scatenato la reazione di Renzi. «L’articolo di Repubblica a proposito del conflitto di attribuzione fra il Senato e la Procura di Firenze è un maldestro tentativo di condizionare» la Consulta ha detto Renzi. «Esprimo sconcerto e auguro un buon lavoro ai giudici, la cui decisione è destinata a regolare i rapporti tra il Senato e l’Autorità giudiziaria per i prossimi anni». 

Il primo conflitto di attribuzione è tra la Sezione disciplinare del Csm e Montecitorio, il secondo tra il gip di Perugia e il Senato della Repubblica in ordine al mancato rispetto delle prerogative che l’articolo 68 della Costituzione attribuisce ai parlamentari con riferimento alle attività di indagine compiute dall’autorità giudiziaria.

VICENDE INTRECCIATE - Nel primo caso, si tratta della nota intercettazione dell’incontro all’hotel Champagne del maggio del 2019, autorizzata nelle indagini delegate dalla Procura di Perugia nei confronti dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara, al quale avevano partecipato gli allora parlamentari Ferri e Luca Lotti. La Sezione disciplinare intende utilizzare tale intercettazione in un procedimento a carico di Ferri e che la Camera, a larghissima maggioranza, ha ritenuto lesiva delle prerogative parlamentari poiché gli inquirenti ben sapevano che a quell’incontro avrebbero partecipato i due deputati.

 

 

L’altro conflitto riguarda invece la corrispondenza sequestrata dalla Procura di Firenze ed intercorsa tra Marco Carrai e Renzi. In ordine al tale sequestro si è stabilita una lunga controversia che ha registrato ben tre sentenze della Corte di Cassazione, l’ultima emessa il 18 febbraio 2023, che ne hanno sancito l’illegittimità con obbligo immediato di restituzione di ciò che era stato sequestrato.

Sennonché ciò non sarebbe avvenuto perché il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, titolare del fascicolo, ha inviato la predetta corrispondenza al Copasir ed inoltre l’avrebbe utilizzata per richiedere un nuovo sequestro nel processo pendente davanti al gup per gli asseriti illeciti finanziamenti della fondazione Open. A seguito di un esposto il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha disposto accertamenti. Turco, nel frattempo, ha intrapreso una nuova iniziativa per tentare di mantenere il sequestro del medesimo materiale, ritenendo non provato che la fondazione Open fosse mera «articolazione del partito». Turco ha allora richiesto al giudice il sequestro configurando Open non più «articolazione di partito», come fatto finora, bensì «mero soggetto intermediario», prendendo spunto proprio dalla sentenza della Cassazione del 18 febbraio 2022 che aveva sostenuto di non poter prendere in considerazione tale prospettazione poiché «tale ipotesi non era stata neppure formulata dalla pubblica accusa il cui vaglio sarebbe quindi precluso in questa sede». Un cortocircuito non da poco.  

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