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Csm, settimana bianca addio: cala la scure della Lega

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Franco Davanzati
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Vittoria di Fabio Pinelli sulle toghe. Da adesso in poi i magistrati in servizio presso il Consiglio superiore della magistratura lavoreranno quattro settimane al mese e non più tre. È infatti definitivamente passata ieri la modifica del calendario dei lavori dell’organo di autogoverno delle toghe, con l’abolizione della cosiddetta “settimana bianca”, l’ultima settimana del mese nella quale, per tradizione, il Csm era chiuso e non si svolgevano attività, neppure da remoto. Dietro all’unanimità sul documento, che alla fine c’è stata, anche qualche resistenza da parte di alcuni membri laici di Fdi che hanno fatto saltare il numero legale e rallentato di due ore i lavori del plenum. Poi però la riunione si è conclusa con il voto favorevole di tutti. Il cambio del calendario è stato fortemente chiesto da Pinelli, avvocato di Padova eletto vice presidente del Csm in quota Lega a febbraio. Una modifica inevitabile per far fronte all’enorme arretrato lasciato in eredità dalla precedente gestione guidata dal dem David Ermini, ora nella segreteria di Elly Schlein.

PLAUSO DEL COLLE
La “rivoluzione” di Pinelli, inizialmente ostacolata dalle stesse toghe, era stata però apprezzata dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che aveva espresso con una nota il suo compiacimento per l’incremento dell’attività del Csm nel corso dell’ultimo periodo, «realizzato grazie anche al nuovo assetto organizzativo dei lavori consiliari, svolti senza alcuna soluzione di continuità». «È stata una scelta necessaria», aveva aggiunto il presidente della Repubblica, «per far fronte a una notevole mole di lavoro accumulatasi nel tempo, considerato che la trattazione delle pratiche richiede sollecitudine ma anche attenzione verso le questioni che presentano oggettivi elementi di criticità». Fra le innumerevoli pratiche lasciate inevase, vi sono soprattutto quelle relative ai magistrati che chattavano con Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, per chiedergli un favore o una nomina.

Fra gli interlocutori più illustri di Palamara va ricordato Vittorio Masia, attua le presidente del tribunale di Brescia. Masia aveva intrattenuto con Palamara, poi radiato con ignominia dalla magistratura proprio per aver cerca to di condizionare i lavori del Csm, una lunga, e per lui proficua, chat whatsapp da giugno 2017 a fine maggio 2019, essendo stato l’ex numero dell’Anm, il 30 maggio di quell’anno, privato del telefono perché acquisito dalla Procura di Perugia per fumose indagini di corruzioni oggi derubricate nell’ancora più fumoso reato di traffico di influenze. Il presidente del Tribunale di Brescia, in particolare, sollecitava a Palamara le nomine più svariate. Ad esempio, l’11 settembre 2017 gli scriveva: «Caro Luca, la collega Laura D’Urbino - giudice del Tribunale per i minorenni di Brescia- vorrebbe incontrarti. Aspira, e meritatamente, al posto di presidente di quell’ufficio. Potresti riceverla? Grazie e buona serata». Ancora, il 20 novembre 2017: «Ciao Luca, per PST (presidente sezione tribunale, ndr) Bergamo (civile) abbiamo la nostra (di Unicost, la corrente di Palamara e Masia, ndr) Laura Giraldi, ora presidente giunta Anm di Brescia. Manuela Cantù, altra concorrente, è di Area (la corrente progressista, ndr). Grazie e buona giornata. Vittorio».

INCHIESTE E FAVORI
E il 4 dicembre 2017: «Ciao Luca, ho visto che avete un nutrito ordine del giorno dei lavori di Quinta (commissione per gli incarichi al Csm, ndr) e quindi comprendo che sei molto impegnato. Tuttavia, ti devo chiedere due cose: 1. calendarizzare al più presto il posto di presidente del Tribunale di Cremona per il quale “dobbiamo” appoggiare Anna di Martino, di area, ora a Brescia (e così me la tolgo dalle palle...); 2. portare al Plenum Giovanni Pagliuca, proposto alla unanimità per il posto di presidente di sezione del Tribunale di Brescia - settore penale. Ti ringrazio anticipatamente. Buona giornata. Vittorio». Tutte nomine, per la cronaca, poi andate in porto. Nonostante questi e molti altri messaggi di analogo tenore, il Csm, ieri, dopo un lungo periodo di sospensione, non ha potuto far altro che proporre l’archiviazione della pratica di incompatibilità di Masia per decorrenza dei termini massimi che sarebbero decorsi l’1 marzo 2023. Di conseguenza il procedimento si è estinto non avendo il Csm adottato, entro quel termine, alcuna definitiva determinazione. Insomma, anche Masia è salvo e rimane confermato che, al momento, le chat hanno avuto conseguenze solo per Palamara.

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