Giorgia Meloni su Artem Uss: "Qualcosa di grave, anomalia dei giudici"
La vicenda della fuga a Mosca del russo Artem Uss, detenuto in Italia e fuggito dai domiciliari lo scorso 22 marzo, "è un fatto abbastanza grave. Mi riservo, quando torno in Italia, di parlarne anche con il ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose". La premier Giorgia Meloni, in visita diplomatica in Etiopia, non si sbilancia ma lancia un messaggio chiarissimo. "Sicuramente ci sono delle anomalie, e l'anomalia principale credo sia la decisione della Corte d'Appello di offrire gli arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere quella decisione anche quando c'era una iniziativa sull'estradizione, perché ovviamente in quel caso il rischio di una fuga diventa più evidente".
Da Addis Abeba, dove sabato mattina ha visitato la scuola italiana "Galileo Galilei", la Meloni fa riferimento al fatto che i giudici milanesi hanno di fatto ignorato una informativa delle autorità americane alla stessa Procura, assicurando che il braccialetto elettronico dava le stesse garanzie di una detenzione in carcere. Così non è stato, Uss è riuscito a scappare e a tornare in Russia, e i suoi genitori hanno pubblicamente ringraziato il presidente Vladimir Putin, aumentando dunque gli inquietanti sospetti su in intervento più o meno diretto del Cremlino in Italia. Per Meloni il guardasigilli "ha fatto bene ad avviare una azione disciplinare. Segnalo - ha proseguito - che non eravamo stati informati a livello di intelligence dalle altre intelligence sulla natura della figura (di Uss, ndr). Sapevamo che c'era una richiesta del Dipartimento di Stato americano per questioni di frode fiscale".
Il caso è oggetto delle dure critiche dell'Anm. "Prima chiediamo ai giudici di considerare il carcere come estrema possibilità. Poi accade l'evasione, che purtroppo è accaduta, e siamo pronti a dire che è colpa loro, che hanno sbagliato i giudici - protesta Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati intervistato da Repubblica -. Ma così non va. Da quella parte politica non si accusano spesso i magistrati di ricorrere troppo alle catture, e alle celle dei penitenziari Stavolta ci si accusa del contrario. Ma mi pare che, in ogni caso, il ministro della Giustizia conoscesse il caso, in tutti i suoi vari passaggi".
"La Corte di Appello - prosegue Santalucia - ha applicato le norme correttamente dando i domiciliari con braccialetto elettronico, una misura pari al carcere". Per il presidente dell'Anm "non ci sono margini per azioni disciplinari contro la magistratura: non c'è stata alcuna negligenza. La richiesta di accertamenti avviata dal ministero mi sembra davvero singolare. E' curioso che il ministro chieda chiarimenti su un procedimento a lui ben noto, su cui egli stesso riconosce di avere avuto diverse interlocuzioni con gli uffici".