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Utero in affitto, i giudici dicono no alle coppie gay

Francesco Specchia
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Sembra un accanimento morale, ma trattasi di semplice buonsenso giuridico. Non v’è nulla di persecutorio nel fatto che pure a Padova –come già a Milano- sull’iscrizione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali si muovano ora i piemme; e che il caso politico si sposti nella valutazione asettica del tribunale. Si parla di trentadue bambini, tutti figli di coppie di mamme, i cui dati anagrafici, nell’assenza del recepimento italiano del «certificato di filiazione europeo», sono stati trascritti d’imperio dall’inizio del primo mandato del sindaco Dem Sergio Giordani, anno 2017. Ma era ampliamente prevista la richiesta dei documenti per decisione della Procura della Repubblica; la quale Procura potrebbe -lo farà quasi sicuramente- decidere la nullità della trascrizione stessa. La Procura non è un pericoloso covo di fasci cattolico-integralisti.


A DIFESA DELLA NORMA
La Procura agisce sempre a difesa delle legge. E qui, a parte l’effettivo, enorme buco normativo in materia di trascrizione delle nascite all’estero; be’, emerge un noiosissimo discorso di sussidiarietà e proporzionalità della normativa. Aggiungeteci un cotè sull’esegesi delle fonti normative: in prospettiva, un semplice regolamento comunitario (il suddetto “certificato di filiazione”) potrebbe invadere il dettato di una legge ordinaria nazionale. E ciò potrebbe anche dar la stura a una serie infinita di ricorsi atti ad intreccecciarsi con strepitii parlamentari, marce assortite per i diritti umani, inevitabili battaglie ideologiche a destra e sinistra. Non se ne uscirebbe più, insomma.


Poi, certo, tutti sindaci sinceramente democratici –a cominciare da Beppe Sala- ma anche quelli di centrodestra come il leghista Mario Conte di Treviso, sono in diritto di protestare.
E di pensare di «salvaguardare i diritti dei bambini» come meglio credono; e, di partire dal principio, ritenuto sacrosanto, di tutela dei fragili per potersi giustamente chiedere come lo stesso Giordani «per quanto tempo il Parlamento eviterà di legiferare su un tema così delicato che nella società è notoriamente presente e che la attraversa nel concreto da molti anni?». Ed è magari vero che «girarsi dall’altra parte significa evitare di vedere la realtà, magari accettando il fatto che bambini cresciuti per anni con due genitori si vedano togliere a causa di leggi contraddittorie e vuoti normativi questo fondamentale e intimo aspetto della loro esistenza». Tutto ok.


E sta bene anche il deputato Alessandro Zan protesti per una legge che la politica non accenna a voler toccare. Zan prega che le trascrizioni non vengano impugnate perché «ci sono famiglie consolidate con figli che oggi rischiano di perdere uno dei due genitori. Lo Stato deve tutte le famiglie e non accanirsi sui diritti dei bambini per colpire i genitori». Zan non ha tutti i torti, ma omette alcuni elementi della querelle. Primo: non c’è, in Italia alcuna violazione dei diritti dei piccoli o dei genitori perché esiste l’istituto dell’ «adozione per casi particolari» legittimato dalla Cassazione, che consente al magistrato, di volta in volta, di effettuare la trascrizione delle nascite. Il che avviene spesso, ma non avviene mai nel caso di maternità surrogata, in quanto l’utero in affitto –sia a favore di coppie etereo che omo- è pratica vietatissima dalle nostre leggi, oltreché eticamente abbietta.


ELUDERE LA NORMA
E qui arriviamo al secondo elemento della discussione. Il timore del governo è che, con la trascrizione in automatico all’estero, si possa mettere lo Stato di fronte al fatto compiuto, maternità per conto terzi compresa. Il dubbio è legittimo: il certificato di filiazione come cavallo di Troia per eludere leggi più grandi. La sinistra, specie nella componente cattolica, afferma di aborrire l’utero in affitto; e che si fa tutto «nell’interesse dei figli», e che il resto sono illazioni. Bene. La soluzione ideale potrebbe essere uno scambio di prigionieri: la destra accordi la trascrizione, ma a patto che la sinistra, specie nella sua importante componente omosessuale, controfirmi l’utero in affitto come reato universale. É una soluzione salomonica, e attesta la buona fede. Non penso che troverà molto seguito... 

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