Speranza, lo studio sui 100mila morti? "Mai sentito urlare così forte"
C'è anche Roberto Speranza tra i 19 indagati per epidemia colposa nell'inchiesta sui morti di Covid nella Bergamasca. Ad aggravare la sua posizione uno studio rimasto per lungo tempo nel cassetto ed etichettato come "riservato". Non uno studio a caso, bensì un avvertimento su cosa sarebbe potuto accadere. Il lavoro, firmato da Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento e ritenuto uno dei migliori matematici applicati all’epidemiologia in Europa, metteva a confronto diverse variabili. Nello scenario peggiore l’Italia avrebbe rischiato fino a 100 mila morti. Numeri terrificanti che però sono finiti ben presto nel dimenticatoio.
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Almeno fino a quando Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, non ne parlò in un’intervista al Corriere della Sera. Una rivelazione che mandò l'allora ministro della Salute su tutte le furie. "Mi ha detto il ministro che non ha strillato mai così forte come con Urbani e gli ha fatto una nota ufficiale di rimprovero. Per pararsi lui. Il piano segreto. Mi ha chiesto: ma come mai gli è venuta questa cosa? Io lo reputo uno dei migliori", si sfoga tempo addietro il segretario generale del ministero Giuseppe Ruocco nei messaggi a un’altra funzionaria.
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E ancora, il richiamo di Patrizio Pezzotti, funzionario dell’Istituto superiore di sanità, che il 12 marzo segnalò a Silvio Brusaferro, a Gianni Rezza e allo stesso Merler come "continuare a 'secretare' quello che ha fatto Stefano con il suo splendido team ponga la nostra istituzione in una situazione complessa. Da una parte stiamo supportando seriamente il decisore politico ad attuare decisioni basate su scenari realistici, dall’altra il nostro silenzio mediatico su questo aspetto ci danneggia". E il matematico ci ha visto giusto. Solo nel marzo 2021 l'Italia superò le 100 mila vittime. Quanto basta a creare tensioni, con Ruocco che sembrava lanciare una chiara frecciata a Speranza: "Vogliono che anche noi siamo allineati. Dovrebbero (i politici ndr ) ricevere i nostri suggerimenti e poi decidere". Ma così non è stato.