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Processo Covid, la toga Chiappani star in tv: cosa non torna

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Però c’è qualcosa che non torna. Ché mercoledì sera la procura di Bergamo ha annunciato urbi et orbi la chiusura sull’inchiesta della gestione pandemica nel 2020, ma gli avvisi di garanzia ai diretti interessati non sono ancora arrivati (lo dicono loro stessi: qualcuno se l’è pure presa, come il governatore lombardo della Lega Attilio Fontana). Nel frattempo, tuttavia, il procuratore bergamasco Antonio Chiappani ha fatto il giro delle tivù e delle radio e dei giornali di mezzo Paese. D’accordo la rilevanza mediatica della notizia, d’accordo l’interesse collettivo (ché quei mesi di emergenza ce li ricordiamo tutti e tutti vogliamo sapere come è andata), ma non è un tantinello troppo?

 

 

 

Tra l’altro di sostanza ce n’è ancora pochina, il registro degli indagati mica è stato scritto, quegli avvisi di garanzia servono (appunto) solo a tutelare le posizioni di chi è coinvolto: e, infatti, Chiappani, lo ripete a ogni microfono che «siamo davanti a una mera ipotesi dell’accusa che dovrà essere confrontata con quanto ricostruiranno le difese e i loro consulenti e con quanto valuterò il giudice» (questo, nello specifico, l’ha dichiarato a SkyTg, però la lista delle comparsate e dei virgolettati è lunga e articolata e il concetto, alla fine, è sempre lo stesso).

 

 

 

«Se la zona rossa fosse stata estesa da subito si sarebbero evitate oltre 4mila morti». «Mancava l’aggiornamento del piano pandemico». «Mancava anche l’attuazione degli accorgimenti preventivo previsti dal piano anti -influenzale». Girano sempre queste dichiarazioni. Girano, però, praticamente ovunque. Agenzie di stampa, quotidiani, trasmissioni. Che, tra l’altro, fanno pure imbestialire la controparte, cioè gli avvocati di quei diciannove nomi tirati nel faldone. Come Jacopo Pensa, che è il legale di Fontana: «A seguito di alcune dichiarazioni del procuratore di Bergamo Chiappani», dice Pensa, «il primo commento che viene in mente è che, ancora una volta, esse manifestano la vocazione dei magistrati alla supplenza nei diversi campi del vivere civile: fin dai banchi dell’università ci hanno insegnato che il ruolo della magistratura è quello di accertare la commissione dei reati e di giudicare le condotte degli uomini, non quello di farci riflettere sui fenomeni e sugli eventi che accadono nel mondo, né quello di collaborare con la scienza offrendole un contributo qualificato».

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