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Silvio Berlusconi, Filippo Facci: non è finita, lo inchioderanno a vita

Filippo Facci
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Siete assolti tutti – anzitutto – dall’accusa di non capirci più niente: ogni attenuante è vostra. Poi anche Silvio Berlusconi è stato assolto ieri, ma da che cosa, esattamente? Risposta: dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel cosiddetto processo «Ruby ter», assoluzione con formula piena, alias «il fatto non sussiste» (il fatto criminoso non è accaduto) e quindi la settima sezione penale milanese ha detto che la corruzione in atti giudiziari non è mai esistita. Nota: hanno impiegato solo due ore di camera di consiglio per deciderlo, e questo giustifica quantomeno una domanda: serviva un intero processo per deciderlo? Non si poteva già intuire in udienza preliminare? Calma. Poi vediamo.

Intanto diciamo che sono state assolte con la stessa formula anche Karima el Mahroug (la famosa Ruby) più venti altre giovani ex ospiti delle serate di Arcore, a casa di Berlusconi, e anche altri imputati per reati minori che hanno visto intervenire la prescrizione.

 

EPILOGO
Due ore per decidere, dicevamo, ma il processo è durato sei anni: ma non si trattava esattamente de «il processo Ruby», ma del terzo processo Ruby («Ruby Rubacuori», espressione giornalistica) dopo il Ruby 1, il Ruby 2, il Ruby-bis, il Ruby ter (questo) e non pensare che sia finita, perché non dovete dimenticare i processi al cantante e chitarrista Mariano Apicella a Roma (più Berlusconi) e al pianista Danilo Mariani a Firenze (più Berlusconi) che sono stati entrambi assolti (anche Berlusconi) perché i giudici hanno stabilito che Berlusconi semplicemente li pagò per delle prestazioni professionali da musicisti. In teoria dovreste anche ricordare le singole parti passate per competenza a Torino, Monza, Treviso, Siena, Roma e Pescara: siamo certi che ricordate ogni dettaglio.

Bene, ma almeno il «Ruby ter» è finito? Cioè: il Ruby, in generale, è finito? Scordatevelo: c’è da pensare che tengano Berlusconi sotto scacco giudiziario finché camperà- quindi tantissimo – con ciò disperdendo soldi, tempo e fango giornalistico sinché Ruby, pure, avrà le rughe e farà le cene eleganti in un ospizio. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, l’accusa, ha già detto che prima di decidere se ricorrere in Appello leggerà le motivazioni della sentenza (tra 90 giorni) ma dirlo questo è ovvio, è un fatto di galateo: ricorrerà eccome – nostro parere . anche perché voleva 6 anni di reclusione per Berlusconi e la relativa confisca di circa 11 milioni di euro, più 100 anni – dettagli – richiesti per il complesso degli altri imputati.

 

Ora, a dispetto dei sei anni buttati al vento per il Ruby ter, peggio, c’è anche la motivazione tecnica che ha invalidato tutto: le testimonianze delle ragazze presuntamente corrotte non potevano essere esaminate – ha deciso il tribunale - perché le medesime non potevano «essere considerate testimoni» ma dovevano già essere indagate nei processi Ruby precedenti (cioè 11 anni fa) con l’ovvia assistenza dei loro avvocati. E se non erano testimoni, i reati non esistevano per definizione: solo un testimone può rendere falsa testimonianza, e di conseguenza non esiste «corruzione in atti giudiziari» se non esiste un testimone che menta a un pubblico ufficiale. Dettaglio: è esattamente la tesi difensiva sostenuta dal legale Franco Coppi (avvocato di Berlusconi) che però secondo i pm diceva evidentemente sciocchezze, ma secondo i giudici – ora – no.

Non è fuffa procedurale, attenzione: è la ragione per cui già dicono che Berlusconi è stato assolto solo per un cavillo, tanto che a spiegarlo è intervenuta ieri sera addirittura una nota inviata dal presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia: è stato un errore della procura. Che errore resta, ma è quanto bastava, ieri sera, a far titolare «Berlusconi la fa franca» al Fatto quotidiano online, con grande spazio per le dichiarazioni del pm Tiziana Siciliano: «Rimaniamo convinti che i reati ci siano stati». Tra le risposte possibili: e allora faccia meglio il suo lavoro.

Ma avrebbero dovuto farlo meglio tantissimi altri, vista la demenziale e pur stringata sintesi di tutto l’affare Ruby. Il primo processo imputò Berlusconi di concussione e prostituzione minorile per aver chiesto al capo di Gabinetto della Questura di rilasciare Ruby (Karima El Mahroug) ammantando ragioni diplomatiche legate a una ridicola e improponibile sua parentela col presidente dell’Egitto: questo - secondo l’accusa – per nascondere un giro di prostituzione ad Arcore. Primo grado, 2013: condanna a 7 anni per Berlusconi.

Processo d’Appello lampo, 2014: Berlusconi assolto con formula piena perché la concussione «non sussiste» e circa la prostituzione minorile «il fatto non costituisce reato» perché non c’è nessuna prova che Berlusconi sapesse che Ruby era minorenne, né che si fosse intromesso indebitamente con la questura milanese per farla rilasciare. Corte di Cassazione, 2015, su ricorso dell’accusa: non accolto, Berlusconi resta assolto.

MILLE RIVOLI
Eccoci al Ruby Ter, 2015, quello finito ieri in primo grado: corruzione in atti giudiziari per Berlusconi più centomila altri reati per un sacco di altra gente, con archiviazione progressiva per Licia Ronzulli, Niccolò Ghedini, Piero Longo, Valentino Valentini, più capi-scorta, camerieri, il padre di Ruby, neo-fidanzate del fidanzato di Ruby, una modella, un geometra e altri. Altre competenze vengono sparpagliate tra Torino, Monza, Treviso, Siena, Roma e Pescara. Poi le competenze di Torino, Monza, Treviso e Pescara tornano a Milano. Seguono altri rimescolamenti con assoluzioni per Berlusconi (a Siena e a Roma) e nessuna condanna per quest’ultimo. Poi ieri l’assoluzione del tronco principale rimasto a Milano, ma solo per «un errore» in un quadro che per il resto pare evidentemente cristallino, asciutto, senza accanimenti e soprattutto di preminente interesse per la collettività. Abbiamo dimenticato il processo parallelo in vari gradi – senza Berlusconi – che ha visto condannati Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede come procacciatori di personale per le «cene eleganti», con condanne per tutti e tre, ma galera per nessuno. O meglio: per noi tutti, ostaggi a vita di tutta questa roba, perché giustizia è sfatta.

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