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Marta Cartabia, processi nel caos: ecco i danni della riforma

Matteo Mion
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Dall’1 marzo entra in vigore la riforma Cartabia del processo civile: il caos assoluto! Chi in Europa ci chiede di velocizzare la giustizia, ha l’esatta consapevolezza del monstrum partorito dal governo dei Migliori? Se dal funzionamento del rito civile dipende la nostra capacità di attrarre capitali esteri, investire anche un solo euro in Italia sarà un atto di coraggio ai limiti dell’umano. Dopo tre ore di studio approfondito del nuovo processo ordinario di cognizione mi sono arreso all’emicrania aggravata dalla nausea e ho chiesto supporto psicologico ad amici addetti ai lavori: «Sono da manicomio io o qualcun altro?» il testo del mio disperato sms. Tra qualche giorno la giustizia civile, che fa meno notizia della penale, ma tocca le terga di ognuno, sarà nel caos totale a fronte di nessun vantaggio in termini di velocità e concretezza.

Ho preso sotto gamba il termine riforma, perché ogni governo modifica qua e là qualche comma in modo da enunciare roboanti riforme ad usum televisivo, ma nella sostanza sono ritocchini che poco cambiano. Ritenevo così che anche la riforma Cartabia fosse l’ennesimo maquillage procedurale per ottenere i quattrini del Pnrr con quel giochino delle tre carte in cui siamo abili noi italiani, ma manda in bestia tedeschi, olandesi e la gente più seria di noi. In tema di giustizia poi le modifiche intervenivano sempre e solo nella direzione di aumentare il carico lavorativo degli avvocati senza mai scalfire le toghe che mal tollerano l’eccesso di olio di gomito, benché si dovessero velocizzare le sentenze: un po’ come dare una bici sempre più veloce a chi non suda quando pedala! Nossignori, mi sono sbagliato e faccio ammenda. L’ex Guardasigilli è intervenuto pesantemente: ha stravolto il codice di procedura civile e ha trascinato l’intero comparto, studenti universitari inclusi, negli abissi procedurali.

Il nuovo processo è un rompicapo disorganico e poco funzionale che getta nello scompiglio l’intera giustizia civile, chiamata in primis a decriptare e comprendere i commi partoriti dal ministero e in seconda battuta a verificarne l’applicabilità sul campo. Orbene se un mutamento così profondo e maldestro comportasse efficienza e processi brevi, ci piegheremmo tutti volentieri all’esigenza superiore di una giustizia celere e sicura che ci metta al passo dei partner europei, ma nella Cartabia non c’è nulla di tutto ciò. È uno stravolgimento che comprime il diritto di difesa e aumenta le incombenze dei magistrati chiamati a stilare il calendario del processo in prima udienza che avverrà 120 giorni, diconsi 120, dopo la notifica dell’atto iniziale ovvero la citazione a giudizio. Le ciliegine su una torta indigeribile da chicchessia sono molte, ma due articoli meritano la menzione sugli altri: il neo 117 prevede uno strabiliante ravvedimento operoso del giudice «quando accerta che dalla sua violazione è derivata una lesione del diritto di difesa» e il neo 167 richiede agli avvocati una difesa chiara e specifica, benchè la riforma sia la più alta forma di caos che si possa studiare. Se in Ue qualcuno legge la Cartabia, i Leopard tedechi li dirottano a Roma.

www.matteomion.com

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