Carlo Nordio, l'affondo di Repubblica: "Come un ragno"
"Il ministro di Astio e Giustizia": così Carlo Nordio viene definito da Francesco Merlo su Repubblica. Del Guardasigilli del governo Meloni viene offerto un ritratto poco piacevole e sicuramente parecchio duro. Pur riconoscendo la sua battaglia contro "l’inutile invadenza delle intercettazioni", il giornalista scrive che è il linguaggio a mettere Nordio nel torto: "Davvero mercoledì scorso in Parlamento, la sua faccia sembrava quella incaica da immigrato lituano del giustiziere della notte che, virilone e spietato, trattava la magistratura come una bestia da addomesticare, usava il disprezzo e il dileggio, era il duro che emette la sentenza ed esegue la condanna...".
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Secondo Merlo, il ministro della Giustizia avrebbe addirittura la responsabilità di far tornare indietro il nostro Paese: "Grazie a lui, l’Italia precipita nel passato, si risveglia trent’anni fa in piena apocalisse, in pieno giudizio universale: giustizialisti contro garantisti, giudici contro politici. Con la differenza che oggi le posizioni si spostano e si rimescolano in ciascuno di noi perché la storia è stata lunga e siamo stati tutti un poco bianchi con il sindaco di Lodi Simone Uggetti, molto maltrattato dai Pm, ma siamo sempre neri contro i mafiosi e contro i corrotti...". Nordio, insomma, ci avrebbe fatto tornare ai tempi di Tangentopoli: "In un paese dove tutto era falso e paludato, era posticcio e imbellettato, la verità spesso si trovava nella spazzatura. Così dalla spazzatura di Tangentopoli fiorì Di Pietro e nella spazzatura del “questo io lo sfascio” sfiorì Di Pietro".
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Merlo, poi, si rivolge direttamente al ministro invitandolo a calmarsi: "L’Italia è andata avanti, ma lei sembra ibernato". A seguire gli fa addirittura una lezione: "Il rancore ottunde l’intelligenza e può diventare persino ideologia politica come dimostrarono gli allora ministri Matteo Salvini, agli Interni, e Alfonso Bonafede, alla Giustizia, che si precipitarono a Ciampino per accogliere quel Cesare Battisti con il quale furono solidali di ghigno e di grugno: quello si atteggiava a vittima, mentre loro due si atteggiavano a boia". L'attacco indiscriminato va avanti e Nordio viene descritto come "un ragno attaccato al filo di quel rancore. Lui non cerca, come tutti noi, il punto di equilibro tra l’uso lecito delle intercettazioni e l’inutile violazione della vita degli altri, tra il dovere delle indagini e il diritto alla riservatezza ma ci trascina in un’Italia che non esiste più".
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