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Messina Denaro "ha abbassato gli occhi": cosa gli mostrano i carabinieri

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Ha abbassato gli occhi solo una volta, Matteo Messina Denaro: quando subito dopo l'arresto davanti alla clinica Maddalena di Palermo i carabinieri del Ros gli hanno mostrato un foglietto. Un disegno e una poesia, realizzati nel 1993 da una bimba, Nadia Cencioni. Non è un nome qualunque: è la piccola vittima della strage in via dei Georgofili, a Firenze. Nella notte tra il 26 e 27 maggio di 30 anni fa un'autobomba scoppiò nella strada devastando una palazzina. L'esplosione uccise un giovane studente, Dario Capolicchio, e spazzò via un'intera famiglia, quella composta da Nadia, mamma, papà e la sorellina neonata di appena 50 giorni di vita. Dietro quell'attentato c'era proprio Messina Denaro, artefice insieme a Totò Riina (da poche settimane finito in arresto) della strategia stragista di Cosa Nostra nel biennio di sangue 1992-94. 

 

 

 

 

Qualche giorno prima dell'autobomba, Nadia aveva scritto una poesia su un foglietto, ritrovato poi dagli inquirenti tra le macerie della sua casa. Miracolosamente intatto, sottolinea il Corriere della Sera. Quei versi, così dolci, sono stati appesi nel quartiere generale dei Ros a Palermo, sono diventati il simbolo della caccia ai boss di Cosa Nostra. Il foglietto, attaccato al muro davanti agli occhi dei carabinieri, l'invito a non mollare mai. E un passaggio di quanto scritto dalla piccola Nadia ha finito per dare il nome al blitz che ha condotto Messina Denaro in manette: "Operazione Tramonto".

 

 

 

 

"Il pomeriggio se ne va, il tramonto si avvicina - scriveva Nadia, ignara del destino tremendo che l'attendeva -, un momento stupendo, il sole sta andando via (a letto). È già sera tutto è finito". I carabinieri del Ros hanno mostrato il foglietto a Messina Denaro, e lui ha abbassato gli occhi, scrive il Corriere della Sera, ammettendo di fatto le proprie responsabilità criminali. E quel "tutto è finito", stavolta, vale per lui.

 

 

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