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Nordio e Salvini hanno ragione: costruire nuove carceri, subito

Fausto Carioti
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Ha ragione Matteo Salvini a dire che bisogna «mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano», ossia il Beccaria, dal quale sono fuggiti in sette il giorno di Natale, «ma anche tutte le carceri italiane, perché troppo spesso ci sono episodi violenti». Il padre di tutti i problemi è il numero dei reclusi, esuberante rispetto alle carceri e a coloro che vi lavorano. Si può risolvere in due modi. Il primo è la diminuzione del numero dei detenuti, che passa anche per la riduzione delle pene. È la soluzione indicata da Carlo Nordio: «Le pene devono essere diminuite perché devono essere rese certe e devono essere eseguite. Oggi se uno imbratta i muri dei palazzi rischia sei mesi, ma il giudice gli dà la condizionale e tutto finisce lì.
Io dico: quel condannato non deve andare in prigione, ma deve pulire le strade per un anno» (intervista a Libero del 29 agosto 2022). L'altro è la costruzione di nuove carceri. Ovviamente una cosa non esclude l'altra e la scelta sulla direzione da privilegiare è politica.

 

 



NUMERI IN AUMENTO

Ciò che avviene dentro alle carceri è competenza di due diversi dipartimenti del ministero della Giustizia. Quello dell'amministrazione penitenziaria (Dap) è responsabile degli istituti per gli adulti, mentre il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (Dgmc) si occupa dell'esecuzione penale per i minori. I problemi del primo ricadono sul secondo. I dati del Dap risalenti al 30 novembre dicono che nei 189 istituti penitenziari italiani c'è posto ufficialmente per un massimo di 51.333 detenuti, e invece ve ne alloggiano 56.524, ben 2.390 in più rispetto all'inizio dell'anno. Numeri che indicano un sovraffollamento del 110%, ma la realtà è peggiore. Il dato sulla capienza, infatti, non tiene conto delle situazioni, come i lavori di ristrutturazione, che riducono gli spazi utilizzabili. Il tasso di affollamento reale è dunque più alto.
Un po' migliore pare essere la situazione degli Ipm, gli istituti penali minorili, che fanno capo al Dgmc. In questo caso le tabelle del ministero della Giustizia, aggiornate alla data di ieri, dicono che i ragazzi reclusi sono 374, a fronte di una capienza di 389.
Uno dei guai, nel caso degli istituti minorili, è che minorili non sono: per alleggerire la pressione nelle carceri degli adulti, molti detenuti tra i 18 e i 25 anni sono affidati agli Ipm.
Dove oggi, infatti, la metà dei reclusi è maggiorenne. Col crescere dell'età aumenta la loro pericolosità e questo, assieme ad altri fattori, causa «il vorticoso aumento dei casi d'aggressione agli operatori, di sommosse e di evasione», come denuncia il sindacato Uilpa.
Il Pnrr non sarà la soluzione.
Esso prevede lo stanziamento di 133 milioni di euro, tra il 2022 e il 2026, per la costruzione di otto nuovi "padiglioni modello" in grado di accogliere altri 640 detenuti: anche se fossero creati all'istante, non risolverebbero il problema.
Pure il personale penitenziario è insufficiente. A partire dai direttori. Nel 2021, si legge nel rapporto di Antigone, «nel corso delle 96 visite svolte, abbiamo rilevato come solo nel 49% degli istituti penitenziari fosse presente un direttore responsabile solo di quell'istituto, per così dire un direttore "a tempo pieno"». Allo stesso modo, scarseggiano i vicedirettori e gli educatori. Ed è insufficiente il numero degli agenti di polizia penitenziaria, al quale, secondo il sindacato, mancano «ben 18mila unità su 36mila effettivamente presenti». Tutto questo contribuisce all'aumento delle violenze e dei suicidi: nel 2022 ben 83 detenuti si sono tolti la vita, un numero mai registrato negli ultimi 22 anni.
Qualcosa si sta muovendo.
Dopo oltre un quarto di secolo in cui non si facevano concorsi per direttori di carcere, a settembre ne sono stati assunti 57, destinati agli istituti minorili (incluso il Beccaria) e non.
Non sono ancora entrati in servizio perché stanno seguendo i necessari corsi di formazione. Si stanno ampliando gli spazi nelle carceri minorili di Milano, Treviso e Casal del Marmo, e lo stesso Salvini si è impegnato insieme a Nordio, poche settimane fa, a far concludere entro aprile i lavori di ristrutturazione del Beccaria.
Il direttore del dipartimento di giustizia minorile, Giuseppe Cacciapuoti, ieri ha assicurato che è pronta l'assunzione di nuovi educatori.

 

 

 

SEMPRE PIÙ STRANIERI

Sono cose importanti, che però non possono bastare. La situazione è aggravata anche dalla presenza crescente di immigrati, pari ormai al 32% della popolazione nelle carceri per adulti e al 50% di quella negli istituti per minorenni. Da anni si parla di fare scontare le loro pene nei Paesi d'origine: con un costo medio di 154 euro al giorno per detenuto (calcolato dagli economisti della Bocconi), il margine per convincere i loro governi, pagandoli per il disturbo, e al contempo risparmiare soldi, ci sarebbe. Ma occorrono accordi bilaterali e la duplice garanzia che quei detenuti scontino la pena e non siano sottoposti a torture o trattamenti inumani. Serviranno tempo, soldi e volontà politica.

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