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Carlo Nordio contro le toghe: "Verminaio? Ha ragione Mieli"

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Il caso Palamara e lo scandalo Csm hanno mostrato cos'è la giustizia italiana. E Carlo Nordio, ospite di L'aria che tira su La7 intervistato in studio da Myrta Merlino, mette subito in chiaro una cosa: "Quando Paolo Mieli ha parlato di verminaio ha usato parole appropriate". Più chiaro di così nella sua critica agli ex colleghi magistrati, il ministro della Giustizia non poteva essere. 

 

 

 

Dopo aver condiviso le critiche dell'editorialista del Corriere della Sera, il Guardasigilli parte in quarta e avvisa le toghe, già pronte alle barricate per ostacolare la sua azione: "Il governo appoggerà le mie riforme, anche perché mi hanno chiamato per questo. Queste cose le scrivo da 25 anni, si sorprende solo l'Associazione nazionale magistrati".

 

 

 

 

Da Forza Italia arriva il plauso di Licia Ronzulli, capogruppo azzurra al Senato: "Per tornare a essere un Paese civile dobbiamo partire dalla riforma della giustizia e dalla rimozione di tutte quelle norme selvagge che fino a oggi hanno condizionato non solo la vita della politica, ma anche quella dei cittadini, spesso finiti in un tritacarne giudiziario dal quale è sempre difficile uscirne, se non dopo troppo tempo - spiega la fidatissima collaboratrice di Silvio Berlusconi -. Condividiamo e sosteniamo la decisione del ministro Nordio di voler sopprimere il reato di abuso di ufficio per sindaci e amministratori, che fin dalla sua esistenza ha prodotto quasi solo assoluzioni, non prima, però, di aver distrutto vite e carriere politiche a causa della gogna mediatica conseguente alle indagini. Bene ha fatto il guardasigilli ad annunciare anche una stretta sul perverso sistema delle intercettazioni e sull'utilizzo dei trojan, che costano allo Stato 250 milioni l'anno. Su queste battaglie, così come sulla riforma strutturale della giustizia concordata nel programma del centrodestra, Forza Italia sarà sempre convintamente a fianco del ministro".

Sui social, il predecessore di Nordio Andrea Orlando chiarisce la posizione del Pd: vietato toccare le intercettazioni. "Il ministro Nordio sostiene che la mia riforma delle intercettazioni andava nella direzione giusta, ma non è stata sufficiente a evitare che uscissero 'delle porcherie' sui giornali. La prova, sempre secondo il ministro, sarebbe la pubblicazione delle conversazioni intercettate nell'affaire Palamara. In realtà quando quelle intercettazioni furono effettuate e poi archiviate la mia riforma non era in vigore, a causa di un rinvio voluto dal ministro Bonafede". "Da quando la disciplina in questione è entrata in vigore, invece, non risultano episodi di pubblicazione di conversazioni penalmente irrilevanti. Può darsi, dunque, che le norme siano perfettibili, ma questo andrebbe verificato alla luce di una ricognizione puntuale dell'attuazione e della loro efficacia. Credo - conclude l'esponente dem - sia sconsigliabile un intervento che prescinda da questo e che, con il pretesto di stringere ulteriormente sulle pubblicazioni, limiti il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine, ancorché per il contrasto alle mafie, al terrorismo e alla corruzione".

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