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Qatargate, Sallusti: la verità su Carlo Nordio (e quelle voci a Bruxelles)

Alessandro Sallusti
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Siccome la mamma dei bugiardi, come quella dei cretini, è sempre incinta, in queste ore l'associazione più screditata e impunita d'Italia, quella dei magistrati, vuole farci credere che, se passasse la riforma della giustizia che ha in testa il ministro Carlo Nordio, in Italia non si potrebbe fare un'inchiesta come quella che ha scorperchiato lo scandalo del Qatargate. Un'inchiesta che, a quanto si sa, ha fatto largo uso di intercettazioni telefoniche. Ma chi l'ha detto che il Guardasigilli vuol ridurre l'uso delle intercettazioni? Semmai, Nordio vuole limitare l'utilizzo delle intercettazioni, che è cosa diversa e allineerebbe la giustizia italiana a quella belga.

Fateci caso: da giorni i quotidiani pubblicano paginate sul più grande scandalo che abbia mai coinvolto i vertici dell'Unione Europea ma ancora non abbiamo letto una sola delle migliaia di intercettazioni eseguite. Questo per due motivi. Il primo è che, come sostiene Nordio, le intercettazioni non sono una prova ma uno strumento di indagine; nel senso che, se io al telefono dico di aver ucciso Tizio, bisogna che Tizio sia trovato morto e si provi la mia colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. Il secondo motivo attiene all'etica, e purtroppo quella della magistratura italiana è ridotta ai minimi termini. Nessun magistrato belga si permetterebbe mai di diffondere ai giornali, e neppure di allegare agli atti giudiziari, intercettazioni il cui contenuto ha a che fare con la vita privata degli imputati ma non con i capi di accusa. 

 

Nei corridoi dei palazzi di Bruxelles si dice che, se ciò avvenisse- la divulgazione di fatti privati -, ci sarebbe da divertirsi perché, come in tutte le storie di potere, sesso e intrighi familiari giocano un ruolo fondamentale. Ma in quel Paese i magistrati non vogliono divertirsi bensì applicare la giustizia e dare alla caccia ai cattivi. Per cui chi prova a fermare Nordio lo fa solo per mantenere un vantaggio illegale, ma soprattutto immorale, nel raggiungere obiettivi politici tramite l'uso improprio delle intercettazioni, che in Italia sono diventate la droga della giustizia che spesso maschera l'incapacità investigativa di una generazione di magistrati cresciuta pensando che origliare sia l'unico modo per applicare la legge. Cosa di cui, per capirci, sono convinti pure Putin e gli ayatollah iraniani.

 

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