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Carlo Nordio, gli insulti di Travaglio: "Lo chiamavano el mona. Per qualche rinc***"

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"Non vogliamo credere a un amico avvocato, secondo il quale il pm Carlo Nordio era simpaticamente noto negli ambienti giudiziari veneziani come 'el Mona' ma...": inizia così l'invettiva di Marco Travaglio contro il ministro della Giustizia nel fondo pubblicato oggi sulla prima pagina del Fatto Quotidiano e intitolato "Il sinistro della Giustizia". L'attacco da parte del direttore del giornale contro Nordio non è certo una novità. Da quando l'ex pm ha manifestato la sua volontà di riformare alcuni aspetti della giustizia italiana, il giornalista non ha fatto altro che attaccare. Una delle riforme che a Travaglio non andrebbe proprio giù è quella che riguarda le intercettazioni. A tal proposito Nordio è stato molto chiaro, soprattutto quando ha definito una "porcheria" la diffusione "pilotata e arbitraria" di intercettazioni.

 

 

 

"Le sue 'riforme' fanno scompisciare dal ridere", scrive oggi Travaglio, mettendo nel mirino non soltanto le idee di Nordio sulle intercettazioni, ma anche quelle sulla separazione delle carriere di giudici e pm. E ancora: "Vuol riformare pure l’avviso di garanzia ('s’è trasformato in condanna mediatica anticipata') e il registro degli indagati ('è diventato fonte di delegittimazione di persone neppure imputate'). Ecco: per qualche rincog**onito che sente dire 'avviso di garanzia' e capisce 'condanna definitiva', o 'indagato' e pensa 'imputato' (ma che gente frequenta, il ministro?), si butta via tutto". Secondo Travaglio, quindi, lo screditamento mediatico che spesso colpisce gli indagati sarebbe solo nella testa del ministro. 

 

 

 

Il direttore del Fatto, poi, fa un paragone: "Con la stessa logica, chiudiamo le banche perché qualcuno potrebbe capire panche, le scuole perché qualcuno potrebbe confonderle con le stole, gli ospedali perché è facile scambiarli con gli orinali". Dei confronti non proprio felici, insomma. Ma non è tutto. Perché poi Travaglio continua: "Mentre lui spacca il capello in quattro, i pm di Bruxelles trovano sacchi di contanti in casa di europarlamentari e la gente, sprovvista del suo squisito garantismo, non si domanda se i tizi siano indagati, imputati o condannati prima di chiamarli ladri". Una teoria espressa anche ieri sera dalla Gruber: "Per loro fortuna questi magistrati non seguono la linea Nordio. Scemenze. Intercettano la gente per fermare la corruzione".

 

 

 

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