Open Arms, impuniti i pm che tengono le prove nel cassetto
Siamo sempre alle solite: le Procure "nascondono" le prove che potrebbero far assolvere i loro imputati. Nulla di nuovo, in quanto l'occultamento delle prove è una prassi da tempo consolidata negli uffici giudiziari italiani.
Uno dei casi più eclatanti di prove "nascoste" ha riguardato di recente il processo Eni-Nigeria, con i pm milanesi che non hanno depositato un video in cui dei dipendenti infedeli del colosso petrolifero si organizzavano per calunniare l'amministratore delegato Claudio De Scalzi.
Questa volta è toccato a Matteo Salvini, sotto processo per sequestro di persona per aver impedito lo sbarco, ad agosto del 2019, quando era ministro dell'Interno della nave Open Arms di una ong spagnola, scoprire che esiste un video che proverebbe gli accordi fra l'equipaggio di quest' ultima e gli scafisti libici. La circostanza era stata documentata, come riportato ieri da Libero, da un sottomarino della marina militare italiana che transitava nei pressi. «Le anomalie di quel salvataggio, compresi i dialoghi in spagnolo tra la ong e una persona a conoscenza dell'esatta posizione degli immigrati, erano sul tavolo di nove Procure ma gli atti non sono mai stati trasmessi né al Tar del Lazio, né ai miei difensori, né al Parlamento che decise di mandarmi alla sbarra, né al gup. Lo trovo gravissimo», ha commentato ieri Salvini dopo che il caso era stato sollevato il giorno prima in tribunale dai suoi legali, fra cui Giulia Bongiorno.
«Sono certo che il Guardasigilli Carlo Nordio saprà approfondire», ha aggiunto Salvini in un post su Facebook. A dargli manforte anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari: «Tutti gli italiani, non solo Salvini, meritano il pieno accertamento dei fatti relativi alla vicenda Open Arms. Chiederò personalmente a Nordio di approfondire, secondo le sue competenze, l'esistenza dell'informativa fantasma e i motivi del suo eventuale occultamento».
«La gravità emersa soltanto adesso di un "fascicolo fantasma" lascia sgomenti. Sarebbe utile un approfondimento da parte di Nordio», il commento del deputato leghista Stefano Candiani. In attesa di sapere quali saranno i prossimi passi di Nordio, l'episodio nei confronti di Salvini ha fatto tornare di attualità l'anomalia tutta italiana del ruolo del pm. Il pm, essendo un magistrato come il giudice, deve svolgere per legge accertamenti anche in favore dell'imputato. Purtroppo ciò accade quasi mai con la conseguenza che le prove a favore vengano nascoste e fatte sparire. Non esiste, infatti, alcuna sanzione per il pm che non esegua tale disposizione prevista dall'articolo 358 del codice di procedura penale. Per uscire da tale ipocrisia sarebbe fondamentale separare quanto prima le carriere fra giudici e pm, in modo che quest' ultimo non sia più un magistrato ma un "avvocato della accusa". Nel frattempo, però, una sanzione disciplinare per i pm con il "vizio" di far sparire le prove sarebbe auspicabile.