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Vaccini, quella della Corte Costituzionale è una sentenza politica

Iuri Maria Prado
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Non serve aspettare il deposito delle motivazioni per sapere che la Corte costituzionale ha trovato il modo - vedremo quanto arzigogolato per giustificare il carattere punitivo e di ritorsione delle misure a suo tempo adottate contro i renitenti al dovere vaccinale. Vedremo quali sono le "ragioni processuali" che hanno indotto la Corte a non pronunciarsi nel merito a proposito del divieto, imposto ai medici non vaccinati, «di svolgere l'attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali». Vedremo in che senso e in base a quali riferimenti la Corte ha ritenuto «non irragionevoli, né sproporzionate» le norme sull'obbligo vaccinale per il personale sanitario.

 

 

Vedremo, infine, alla luce di quali ragionamenti la Corte ha accantonato la questione del taglio delle retribuzioni, nelle scuole e negli ospedali, in caso di violazione dell'obbligo. Ma già dappertutto è gara a chi più si spertica nell'elogio del verdetto che «difende la scienza», come se fosse questo, «difendere la scienza», il compito del giudice costituzionale, e come se i provvedimenti di cui si discuteva fossero trattati di virologia e non il risultato di scelte politiche che, buone o cattive, con la presunta scienza non avevano proprio nulla a che fare. Perché è politica, non scienza, dire «tu non ti vaccini e lui muore». È politica, non scienza, dire che col green pass si aveva garanzia di stare in ambienti protetti.

 

 

Come era politica, non scienza, dire all'inizio che le mascherine non servivano (perché non c'erano), ed era politica imporne l'uso da un certo punto in poi, mettendo multe da levare la pelle a chi non faceva uso di quel presidio. Ed è politica, politica punitiva, non scienza, impedire a un medico di lavorare a prescindere, anche se non incontra nessuno. Peggio di quel che spiegherà la Corte costituzionale con le sue motivazioni c'è già quel che dice un ampio corteo di babbei, lo stesso che siccome «prima viene la salute» reclamava l'introduzione del modello cinese e diceva bravo al ministro Speranza che invitava alla delazione se il dirimpettaio aveva a cena il cugino di troppo.

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