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Benno Neumair, Vittorio Feltri: infliggergli l'isolamento non è giustizia

Vittorio Feltri
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Alcuni giorni fa ho scritto su Libero un articolo per denunciare il nostro sistema carcerario, una fucina di gratuite crudeltà. Mi auguro, ma non sono ottimista, che l'attuale governo provveda a rendere le prigioni degne di un Paese civile. Però ieri ho appreso dalla tv e dai giornali una notizia allucinante, che riassumo. Il famigerato Benno Neumair, quello che a Bolzano uccise entrambi i genitori, scaraventandoli poi nel fiume dove furono ripescati vari giorni appresso, è stato ovviamente processato e la Corte lo ha condannato all'ergastolo, una pena forse proporzionata al reato commesso, ma che contrasta con la nostra Costituzione. La quale precisa che la detenzione ha funzione rieducativa e non soltanto punitiva. Infatti se un detenuto ha la certezza di non uscire più dalla cella, ma di doverci restare finché non passerà alla tomba, per quale motivo dovrebbe tornare ad essere un cittadino modello?

Questo concetto lo capisce qualsiasi cretino, mentre il legislatore, che di solito è un politico, non se lo ficca in testa e non provvede ad aggiornare il codice penale, mai modificato dal tempo del vituperato fascismo. Non è finita la mia requisitoria casereccia. Non soltanto a Benno è stato inflitto l'ergastolo, per sovrammercato i giudici hanno decretato che egli dovrà rimanere un anno in isolamento, cioè non potrà avere alcun contatto con i compagni di prigione.

Che senso ha infliggere un simile castigo a una persona che già ha in mano una carta che dice: fine pena mai? Si tratta di una gratuita tortura, di una punizione corporale e psicologica che serve solo ad esaltare la mancanza di umanità di chi amministra la giustizia, anzi l'ingiustizia. Non mi stupirei se per gli ergastolani fosse introdotto, oltre al citato isolamento, un altro supplemento di tormenti, per esempio cinque pedate nel sedere ogni mattina subito dopo il caffè. Oppure una scossa elettrica, tanto per far capire ai detenuti senza speranza che lo Stato li considera come o meno di una cacca. Tutto questo mi disgusta, mi fa orrore, e chiedo con vigore alla mia cara Giorgia Meloni di porvi fine.

Basta modificare un paio di norme per trasformare le descritte macellerie, denominate galere, in luoghi di espiazione civili. Anche quello che sta succedendo a Renato Vallanzasca mi fa venire i brividi. Egli ha trascorso in cella la bellezza di 52 anni e ancora lo trattano peggio di un cane arrabbiato. E ultimamente non so quale giudice sta studiando di rifilare al vecchio ergastolano, ormai buono quanto un agnellino, altri sei mesi del nominato isolamento. Chiudo qui per disgusto la mia lagna.

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