Pd, la "tentazione" Marta Cartabia: girano strane voci sul ministro
L'attuale maggioranza, per la prima volta, ha la possibilità di eleggere un proprio esponente alla vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura. L'organo di autogoverno delle toghe è infatti da sempre off limits per il centrodestra. La partita per l'inquilino di Palazzo dei Marescialli si giocherà entro il prossimo mese, appena le Camere in seduta comune avranno eletto i dieci componenti laici che andranno a comporre il Plenum del Csm, fra cui dovrà essere scelto il vicepresidente. La legge prevede che ogni eletto debba ricevere i tre quinti dei voti dell'intero Parlamento. Su 600 votanti, il quorum necessario è 360, che si alza leggermente contando i senatori a vita, che sono 5, e il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il centrodestra ha 352 seggi, non sufficienti per eleggere tutti i componenti laici. Al momento, dunque, la suddivisione dei 10 posti è 7 alla maggioranza e 3 all'opposizione. Per essere più precisi, 3 a FdI, 2 a Lega e Fi, uno a testa per Pd, Terzo Polo e M5S.
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Per evitare di dover scendere a patti coni giallorossi sarebbe necessario un accordo preventivo con Azione-Iv che ha 30 seggi e potrebbe così incassare tutti i posti destinati all'opposizione. Così, con l'appoggio della componente moderata delle toghe, rappresentata da Magistratura indipendente che ha 7 consiglieri, il centrodestra potrebbe, dopo annidi dominio di vicepresidenti targati Pd, espugnare il Csm. A rompere le uova nel paniere ci starebbe provando in queste ore il Pd con una candidatura "trasversale", quella della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Il nome del Guardasigilli uscente, infatti, è uno dei pochi spendibili dai dem. Sulla carta la ministra Cartabia è un tecnico indipendente ma di fatto a via Arenula ha mantenuto quasi per interno la struttura dirigenziale dei suoi predecessori Andrea Orlando (Pd) e Alfonso Bonafede (M5S), con magistrati fuori ruolo tutti o quasi di Md, la corrente di sinistra delle toghe.
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L'eventuale candidatura Cartabia troverebbe sponda quasi certamente anche in settori di Forza Italia che hanno condiviso insieme a lei l'esperienza del governo Draghi e che sono rimasti senza guida. Sulle questione 'togate', va ricordato, chi decideva era Niccolò Ghedini. Scomparso prematuramente lui, non è chiaro a chi il Cav abbia affidato questo incarico. La speranza, dunque, è che la maggioranza di centrodestra capisca l'importanza di aver un vicepresidente del Csm non ostile. Anche perché, con un Pd allo sbando, la vera opposizione alle future riforme della giustizia la farà il Csm.
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