Caso Amara, Sergio Mattarella tirato in ballo da Ermini in tribunale
Il caso Amara arriva ufficialmente fino al Quirinale. E' David Ermini, vicepresidente del Csm, a fare il nome di Sergio Mattarella nel corso della sua testimonianza nel processo a Brescia a carico di Piercamillo Davigo, imputato di rivelazione di segreto d'ufficio per la diffusione degli ormai famosi verbali secretati resi dall'avvocato Piero Amara ai pm di Milano sulla presunta esistenza della cosiddetta Loggia Ungheria, associazione segreta che avrebbe riunito membri di spicco della magistratura e delle istituzioni italiane.
"Io parlai, riferii tutto quello che mi aveva detto Davigo e il Presidente non fece alcun commento", ha dichiarato Ermini, ammettendo di aver reso partecipe Mattarella, che ricopre anche la carica di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, dei faldoni di cui era venuto in possesso Davigo, all'epoca dei fatti membro del Csm stesso. "Davigo - ha sottolineato Ermini davanti ai magistrati - era molto deciso sul fatto che io dovessi avvisare il Presidente della Repubblica perché in questa loggia c'erano degli appartenenti alle forze di polizia".
Ma perché Davigo ha parlato dei verbali ad Ermini? "Secondo me fu una confidenza che lui mi volle fare", ha spiegato il vicepresidente del Csm. Quando gli ha mostrato quei documenti, "anche in quella occasione ribadì che sarebbe stato il procuratore generale Salvi a occuparsene. Io non potevo sostanzialmente fare niente". Motivo quest'ultimo per cui "la ritenni una confidenza che mi fece il consigliere Davigo". L'ex magistrato di Mani Pulite, ha spiegato ancora Ermini, "non mi disse di utilizzarli, ma che li avevo portato solo per farmeli leggere". "Mi immagino - ha aggiunto - che me li portò per farmi vedere che quello di cui mi aveva parlato qualche giorno prima era vero".
L'udienza di Brescia potrebbe dunque diventare decisiva. Il presidente della prima sezione del tribunale di Brescia, Roberto Spanò, aveva non a caso stabilito di riservare a Ermini "un'udienza dedicata", per chiarire se e come Davigo mise al corrente alcuni colleghi dei verbali dell'interrogatorio dell'ex avvocato esterno di Eni Amara, ricevuti dal pm milanese Paolo Storari (assolto in primo grado dalla stessa accusa, sentenza contro cui la procura di Brescia ha fatto ricorso) che voleva "denunciare" una presunta inerzia dei vertici della procura meneghina nell'indagare sulla cosiddetta Loggia Ungheria. Davigo, presente oggi in aula, ha già scelto di farsi giudicare con rito ordinario in un'udienza pubblica.