Giustizia, sì alla riforma. Ma dalla Lega mancano il voto di Calderoli e altri quattro
Con 173 sì, 37 no e 16 astenuti il Senato ha dato il suo via libera definito alla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo della Camera, che è dunque legge. E sono cinque i senatori della Lega che, secondo i tabulati, si sono astenuti dal votare a favore della riforma della Giustizia. Si tratta del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. che si era molto impegnato durante la campagna referendaria, Alberto Bagnai, Carlo Doria, Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia, e Simone Pillon, capogruppo in commissione Giustizia. In favore del provvedimento hanno invece votato il segretario Matteo Salvini e la responsabile Giustizia, Giulia Bongiorno, che aveva annunciato il sì del gruppo in Aula. Tutti gli altri senatori hanno seguito le indicazioni di voto dei rispettivi gruppi: per il sì i senatori di M5s, Pd, Fi, Lega, Autonomie e Leu; contrari Fdi, Cal e Italexit; astenuta Iv e Sandra Lonardo.
"L'approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia volte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell'amministrazione della giustizia, consentirà che l'imminente rinnovo del Csm si svolga con nuove regole", ha detto il ministro della Giustizia Marta Cartabia poco prima del voto finale. Una riforma che farà sì che "questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell'autonomia e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario, principi irrinunciabili, 'possa - per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella - svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare'".
"Questa sarebbe stata una ottima riforma se l'avessimo approvata quattro anni fa perché la storia della magistratura in Italia si divide in due ere, prima e dopo lo scandalo Palamara", ha detto la senatrice della Lega e avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno. "È una riforma che ha una serie di aspetti positivi, piccole correzioni che abbiamo accompagnato e che ci portano oggi a votarla positivamente. Ci sono novità, ma sono piccole, e non siamo più nel 2018, siamo in un'altra era. È una riforma con aspetti positivi ma ha una caratteristica: è anacronistica. Non tiene conto delle novità che emergono nell'era post Palamara".