Giovanni Falcone, il giudice Carnevale: "Lotta alla mafia? No, a cosa puntava davvero"
"Esaltato oltre i suoi meriti". Nel giorno del trentennale della strage di Capace, Giovanni Falcone viene ricordato così da Corrado Carnevale, ex presidente della prima sezione penale della Cassazione. Ed è di nuovo un'onda di veleni a travolgere le Procure anti-mafia italiane. Intervistato dall'agenzia Adnkronos, la toga nota come "giudice ammazza-sentenze", processato per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto con formula piena, torna a tuonare contro Falcone, ucciso da un attentato di Cosa Nostra insieme a moglie e agenti della scorta il 23 maggio del 1992.
"Falcone era considerato il magistrato antimafia per eccellenza. Non credo che fosse l'unico. Né l'unico né il più importante". Inizialmente, spiega Carnevale riguardo al magistrato, "è stato amato, poi quando si accorsero che forse il suo entusiasmo, la sua campagna ideologica non erano tutte disinteressate ma ispirate dal desiderio di fare carriera, allora nell'ambiente cominciò a decadere nella considerazione almeno di una parte dell'opinione pubblica. Era inevitabile che questa sua campagna ideologica gli portasse dei nemici, anche se non credo che Falcone avesse tutti questi nemici di cui si parla. Aveva i suoi esaltatori e i suoi critici, come accade per qualunque persona. Ma quello che vorrei dire è che Falcone è stato esaltato al di là dei suoi meriti effettivi".
Per anni Carnevale è stato dipinto quasi come l''avversario' di Falcone, che in Cassazione assolveva ingiustamente i mafiosi. Fra le molte tesi c'è quella che vede Totò Riina convinto che le condanne emesse nel Maxiprocesso sarebbero state ribaltate proprio dal giudice Carnevale in Cassazione, circostanza che non si verificò, sostengono i detrattori del giudice, solo perché venne decisa una rotazione nell'assegnazione dei processi di mafia facendo in modo che non finissero sempre alla prima sezione presieduta da Carnevale. "Io ho sempre cercato di avere una stella polare - insiste Carnevale - quella di applicare la legge, che non può non essere applicata a tutti i cittadini, quindi anche Falcone aveva gli stessi diritti che avevano gli altri cittadini. Se in un ordinamento democratico non esiste l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, veramente c'è da restare trasecolati. E io ho sempre sostenuto questo, che ogni cittadino, anche il peggiore dei mafiosi, davanti al giudice ha gli stessi diritti e gli stessi doveri di ogni altro". "Rifarei senz'altro tutto quello che ho fatto da presidente di sezione di Cassazione - conclude -, non sono un 'pentito'".
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Di fronte a queste parole, è durissima la reazione di Maria Falcone, sorella di Giovanni: "Carnevale non ha ancora imparato a tacere. Ricordiamo tutti le sue sgradevoli e ingiuriose parole nei confronti di Giovanni intercettate dagli inquirenti. Ricordiamo quando lo definiva 'un cretino'. Ma al di là degli insulti di un uomo che passerà alla storia solo come l'ammazza-sentenze, resta il fatto che grazie al lavoro di mio fratello sono finiti in carcere con condanne definitive centinaia di mafiosi come mai prima. Lui può vantare solo assoluzioni e scarcerazioni. In una giornata in cui da tutto il mondo sono stati tributati a Giovanni riconoscenza e affetto, parole simili pronunciate da una persona del genere per noi equivalgono a una medaglia".