Alpini, quattro giorni e zero denunce: se anche i poliziotti di Rimini smentiscono le femministe
Questo palco messo in piedi dalle femministe, dalle proporzioni bibliche, come ha scritto ieri il direttore di Libero Alessandro Sallusti, sta assumendo caratteristiche tragicomiche. Non per minimizzare. O per difendere i molestatori. Pare logico a tutti che se ci sono reati questi vanno condannati senza "se" e senza "ma". Ma perché oltre al fatto che finora è pervenuta una sola denuncia, le femministe di Non Una di Meno, ieri, hanno chiesto con una petizione online la sospensione per due anni delle Adunate degli Alpini. Ma allora dovremmo sospendere anche le sagre della soppressa. Le feste del vino. Del prosecco. Dovremmo chiudere le discoteche. Dovremmo vietare tutte quelle manifestazioni dove se per caso si alza il gomito ci scappa qualche commento o occhiata di troppo. «Ogni anno la seconda settimana di maggio scrivono le attiviste - si tiene l'adunata degli Alpini in una città prescelta. L'ultima a Rimini. Nel giro di poche ore sono state esposte più di 150 denunce da parte di donne e minoranze alle attiviste di Non Una di Meno, che hanno raccolto testimonianze sconcertanti riguardo al comportamento irrispettoso, sessista e violento degli Alpini, i quali non si sono limitati alle molestie verbali ma sono arrivati a molestare fisicamente anche delle ragazze minorenni».
Fonti della Questura riferiscono a Libero che nessuna denuncia, nessuna, nemmeno una richiesta di aiuto, è pervenuta ai loro uomini durante i giorni dell'Adunata. E nemmeno nei giorni seguenti. Solo ieri mattina nell'applicazione YouPol della Polizia di Stato, un'app a disposizione dei cittadini che consente segnalare un reato in tempo reale, è giunta una segnalazione di una tizia di 40 anni che dice che durante il raduno «un alpino le ha leccato il piede o ha tentato di farlo», nemmeno si capisce. Rintracciata la donna questa manco si è presentata in questura, dicendo che è fuori Italia. Fuori del tutto.
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Mala segnalazione mediante YouPol non sostituisce la denuncia o la querela, ma serve a segnalare un fatto potenzialmente illecito alle autorità. Ma allora di che parliamo? Da che mondo e mondo se vengo molestata chiedo aiuto. Mi rivolgo alle Forze dell'ordine. Invece durante l'Adunata, gli uomini in divisa sono sì intervenuti per calmare qualcuno su di giri a causa dell'alcol, ma, mi fanno sapere, «roba di ordinaria amministrazione. Noi qui siamo una città di mare». Tutte queste molestie di cui si parla sembrerebbero essere relegate al mondo dei social. Ma nell'era degli idioti che credono di avere una vita nel Metaverso accade questo.
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Da un video girato durante una serata si vedono due ragazze che dicono: «Boh va beh non lo so. Qualcuno fa apprezzamenti troppo spinti». In altre scene non si vede assolutamente nulla. Anzi a far volare qualche bestemmia sono le ragazze stesse. Del resto come dimenticare. Loro sono quelle che a Verona nel 2019, durante una manifestazione, lanciavano assorbenti in faccia ai poliziotti. «Obietta, obietta, obietta su sta fre**a», gridavano. Ai carabinieri martedì pomeriggio è giunta una denuncia. Una ragazza riferisce di essere stata circondata e presa per un braccio da tre Alpini, strattonata e insultata con frasi sessiste. Al momento la denuncia è contro ignoti. Certo. Denunciarne uno. Per colpirne cento. «Le vittime di queste violenze - dicono le attiviste faticano a esporre denunce alle Forze dell'ordine a causa di diversi fattori e risulta ancora più complicato rintracciare i colpevoli». Ok. Quindi?