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Sigfrido Ranucci, giornalisti e 007? Cosa dice la legge: il comma che può far saltare Report

Gianluca Veneziani
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Il caso Renzi-Mancini ha fatto scuola e potrebbe diventare un precedente per gestire la vicenda Ranucci, ossia i presunti rapporti con agenti dei servizi segreti di cui il conduttore di Report fa vanto nell'ormai celebre video del 2014 pubblicato sul Riformista. L'incontro del leader di Italia Viva con il dirigente del Dis Marco Mancini in un autogrill a dicembre 2020, documentato in una puntata di Report del maggio 2021, ha cambiato l'atteggiamento sia del Copasir (il Comitato parlamentare che esercita un controllo sull'operato dei Servizi) sia dei vertici degli 007 nei confronti degli agenti che avessero frequentazioni poco opportune con politici, magistrati e giornalisti. Dopo quella vicenda, come si può leggere nell'appena pubblicata Relazione annuale del Copasir, il Comitato parlamentare «per la prima volta ha reputato doveroso promuovere un'inchiesta interna volta a verificare la correttezza e legittimità delle condotte poste in essere da soggetti appartenenti al Comparto» dei servizi segreti.

 

 

 

E non solo: gli stessi Servizi si sono dotati di una normativa molto più stringente per dissuadere altri agenti dall'avere frequentazioni fuori luogo. In quell'occasione l'Autorità delegata (il sottosegretario all'Intelligence Franco Gabrielli) ha emanato una direttiva che, nello stigmatizzare i rischi per l'immagine dei nostri 007, ha stabilito come gli incontri del personale dei Servizi con esponenti del «mondo politico, giudiziario e, più in generale, suscettibili di esporre il Comparto a criticità» (quindi anche esponenti del giornalismo, ndr) debbano essere preventivamente autorizzati e a questo proposito ha chiesto di impartire «precise e stringenti disposizioni dall'immediata vigenza». Questo approccio rigoroso non significa necessariamente che il Copasir solleciterà un'indagine interna ai Servizi per verificare la fondatezza delle presunte collaborazioni tra Ranucci e gli agenti né che i Servizi la attueranno. A differenza del caso Renzi-Mancini qua non sembrano in essere in ballo questioni di sicurezza nazionale né c'è stata l'esposizione in prima persona, ripresa da un video, di uno 007.

 

 

 

VIOLAZIONI DI LEGGE

Tuttavia non è da escludere un'attenzione del Copasir sulla vicenda. Anche perché le presunte relazioni tra Ranucci e funzionari dei Servizi, se confermate, rientrerebbero in quelle violazioni evidenziate nella legge 124/2007, secondo la quale «in nessun caso il Dis e i servizi di informazione per la sicurezza possono avere alle loro dipendenze o impiegare in qualità di collaboratori odi consulenti membri del Parlamento europeo, del Parlamento o del Governo nazionali, [...], magistrati e giornalisti professionisti o pubblicisti». Inoltre i legami vantati da Ranucci rischiano di contravvenire al «vincolo di riservatezza» degli agenti dei Servizi, principio ribadito nella suddetta Relazione del Copasir. Dove si ricorda come spesso «appaiono sugli organi di stampa articoli e commenti che fanno richiamo ad imprecisati e generici report o fonti di intelligence, lasciando intendere una frequentazione o collaborazione tra il giornalista responsabile del servizio e la fonte dalla quale ha ricavato l'informazione», prassi tale da «incrinare il patrimonio di fiducia e credibilità che il mondo dell'intelligence si è conquistato». Ma soprattutto la vicenda di Sigfrido Ranucci si presta a un bizzarro cortocircuito. Lui, fustigatore del malvezzo renziano di incontrare uno 007, vanta a propria volta di avere relazioni privilegiate con i Servizi. Da che pulpito viene la predica.

 

 

 

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