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Matteo Renzi, la lettera del padre Tiziano: "Boschi, Bianchi e Bonifazi? Banda Bassotti. E Marco Carrai..."

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Tiziano Renzi ha scritto una lettera al figlio Matteo nel 2017, due settimane dopo le dimissioni da presidente del Consiglio. Il Corriere della Sera ha pubblicato il testo della missiva che è stata allegata agli atti dell’inchiesta Open: la difesa si era opposta al deposito, ma i giudici hanno ritenuto che fosse il caso di acquisirla.

 

 

In quel periodo i rapporti tra padre e figlio erano piuttosto tesi: c’erano state le indagini che avevano riguardato le società del padre e la tensione emergeva con chiarezza in questa lettera. “È dal tempo della provincia che non sono stato messo in condizione di fare un ragionamento completo con te. In questi anni ho avuto la netta percezione anzi la certezza di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri di sfiducie preventive. Non ti scrivo certo per lamentarmi, anzi oggi provo tenerezza per te che malgrado le tue capacità e i tuoi doni vivi la fine di un’epoca”.

 

 

Ma il passaggio più duro della missiva Renzi senior lo dedica alle persone più vicine al figlio Matteo: “Carrai coerentemente non si deve mai più far vedere da me. Uomo falso che mi dice che Del Fante suo amico non fa niente di niente e che mi dice che l’egiziano è pronto ad ascoltarlo e non solo non fa niente per post ma non mi difende contro un attacco oggettivamente non supportato da ragioni professionali. A fronte dell’ectoplasma e della banda bassotti (Bianchi Bonifazi Boschi) io sono stato quello che è passato per ladro prendendolo nel c....".

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