Riforma della Giustizia, Mario Draghi: "Niente fiducia, priorità assoluta in Parlamento". M5s esulta: "Si torna a Bonafede"
Una discussione "ricchissima e condivisa". Mario Draghi presenta così in conferenza stampa l'accordo sulla riforma del Csm e della giustizia, pur non nascondendo la permanenza di alcuni punti di frizione tra i partiti. Il premier sottolinea la "delimitazione delle aree dove permangono differenze di vedute" e l'impegno "insieme ai capigruppo a dare priorità assoluta in Parlamento per l'approvamento della riforma entro l'elezione del prossimo Csm", a luglio.
Niente fiducia, però: "Ci vuole accordo e condivisione e il tema necessita di rispetto del Parlamento", precisa ancora Draghi, andando incontro a quanto chiesto dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento alla Camera, quando aveva sottolineato l'importanza di coinvolgere il Parlamento, senza "schiacciarlo". Il ministro della Giustizia Marta Cartabia parla invece di "riforma ineludibile, per la scadenza del Consiglio superiore che si dovrà rinnovare a luglio". "Ora - prosegue - via a un percorso di recupero di fiducia e credibilità, percorso innazitutto che ha a che fare con la personalità e le attitudini degli individui". Come dire: va bene la legge, ma serve soprattuto un approccio "corretto" da parte delle toghe.
Il Consiglio dei ministri, in ogni caso, ha dato il via libera all'unanimità della bozza, salvo trovare accordi in Parlamento per le modifiche, che con ogni probabilità verranno apportate. Nella bozza della riforma, il punto dirimente è la fine delle "porte girevoli", vale a dire il passaggio di un magistrato alla politica e ritorno. Di seguito i quattro punti chiave:
1) Per i magistrati eletti "che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale". Più nel dettaglio i magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili "presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti".
2) La bozza della riforma introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi, anche se in un territorio diverso. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli.
3) Nella bozza della riforma del Csm all’esame del Consiglio dei ministri i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), invece, al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.
4) Quanto al meccanismo di elezione del Csm, è previsto infine un sistema misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici. Nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato
Grande soddisfazione filtra dal Movimento 5 Stelle, che celebra il "ritorno al testo dell'ex ministro Bonafede e contiene quel fondamentale principio che abbiamo sempre sostenuto: lo 'stop' alle porte girevoli fra politica e magistratura senza eccezioni. Esamineremo il testo in Parlamento, con l'auspicio di approvarla definitivamente prima del rinnovo delle cariche al Csm, ma intanto possiamo dirci soddisfatti", spiegano fonti grilli ne che con il riferimento a Bonafede rischiano però di avvelenare il confronto politico in aula. In particolare, "sui meccanismi della legge elettorale per l'elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura, ci riserveremo di fare ulteriori proposte per le modifiche necessarie nel corso dell'esame in Parlamento". "L'obiettivo resta quello di dare al Paese una riforma capace di restituire piena indipendenza e autonomia alla magistratura, nel rispetto dei dettami costituzionali, e di ridare piena credibilità alla categoria agli occhi dei cittadini, proponendosi, tra l'altro, di mettere un argine alla deriva del correntismo".